Il Consorzio italo-coreano ENI/KOGAS ha inviato, la settimana scorsa, una nave (Saipem 10000) per la trivellazione del giacimento di gas a “Onasagoras“, denominazione del settore 9 della zona economica esclusiva dell’isola di Cipro (EEZ). ENI aveva firmato nel 2013 con Cipro i contratti di Exploration and Production Sharing per le attività di esplorazione e produzione nei Blocchi 2, 3 e 9 situati nelle acque cipriote del Bacino del Levantino, per una superficie complessiva di 12.530 chilometri quadrati. Si era aggiudicata i tre blocchi alla guida di un consorzio formato dalla stessa Eni (80%, Operatore) e dalla compagnia coreana Kogas (20%) nell’ambito di una gara internazionale competitiva terminata nel maggio del 2012. Parlando alla CNA (Cyprus News Agency), Toula Onoufriou, Presidente della Cyprus Hydrocarbons Company, ha detto che il consorzio ENI/KOGAS ha pianificato una serie di perforazioni esplorative nel corso dei prossimi 18 mesi.
La joint venture italo-coreana è contrattualmente obbligata a praticare un minimo di quattro pozzi nel corso dei prossimi mesi. L’ENI potrebbe essere in grado di esportare il gas dal 2023. Secondo il Ministro dell’Energia greco-cipriota Giorgos Lakkotrypis i primi risultati della perforazione dovrebbero arrivare nel prossimo mese di dicembre. In precedenza erano stati concessi i diritti alla trivellazione anche alla francese Total nei blocchi 10 e 11 con la firma di un Memorandum of Understanding nel 2013, e al gigante energetico statunitense Noble Energy i diritti del blocco 13 nel 2011.
La scoperta di riserve di gas naturale nel Mar Mediterraneo orientale, in acque cipriote, è considerata una possibile alternativa al gas russo. In risposta all’inizio delle operazioni di trivellazione dell’ENI/KOGAS, la marina turca ha inviato una nave da guerra per osservare le attività della nave di perforazione per la ricerca di riserve di gas naturale al largo della costa dell’isola. La disputa politica tra i turco-ciprioti e greco-ciprioti dell’isola, che dura da 40 anni, rappresenta un ostacolo alla spedizione delle risorse recentemente scoperte. La Zona economica esclusiva di Cipro non è riconosciuta dalla parte turca dell’Isola, secessionista e che ha dichiarato l’indipendenza e dalla stessa Turchia che occupa militarmente una parte di Cipro.
Questa situazione non ancora risolta dell’isola potrebbe portare a nuove tensioni come già avvenuto il 25 luglio 2013 quando la nave battente bandiera italiana «Odin Finder», impegnata ad effettuare rilievi geofisici del fondo marino al largo delle coste sud-occidentali della Repubblica di Cipro – per conto della società americana «TE SubCom» – veniva fermata da una nave militare turca e invitata a dirigersi verso la costa cipriota1. Il sito worldbulletin.net riporta che i colloqui di pace a Cipro sono stati ripresi nel mese di febbraio di quest’anno dopo l’interruzione nel 2012, quando l’amministrazione greco-cipriota assunse la Presidenza dell’Unione europea, nonostante le proteste della Turchia. La Turchia era anche contrariata per la firma di accordi dell‘amministrazione greco-cipriota con i paesi vicini sulle riserve di gas, mentre l’isola di Cipro rimaneva divisa a causa di una disputa irrisolta. Il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite pur apprezzando la ripresa delle negoziazioni e la dichiarazione congiunta dei greci e turchi ciprioti, l’11 febbraio 2014, ha approvato la risoluzione n. 7229 del 30 luglio 2014 estendendo la presenza della forza dei Peacekeeping (UNFICYP) nell’isola oltre il 31 luglio 2014.
Elvio Rotondo
Country Analyst
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1 Testo inserito nell’allegato al bollettino in Commissione III (Affari esteri) del Parlamento italiano n. 5-00824 dell’11 settembre 2013.