Il 19 Settembre, ospiti del Centro Alti Studi per la Difesa di Roma e con il patrocinio del NATO Defence College, Ufficiali dell’Alleanza Atlantica, tecnici e massimi esperti del settore energetico si sono incontrati per affrontare il tema della cosiddetta “Rivoluzione dello Shale Gas”. Il Nodo di Gordio ne ha seguito i lavori in diretta ed ha preso parte attivamente alle discussioni che hanno seguito gli oltre 15 interventi dell’intensa giornata. Risultato: un interessante dossier sull’approccio strategico dell’Alleanza Atlantica rispetto alla nuova sfida energetica dello Shale Gas
che sarà interamente pubblicato sul prossimo numero cartaceo della rivista. Nell’attesa un breve report illustra le sfide ed i rischi che l’approvvigionamento energetico Shale Gas comporta per la NATO e per i suoi Stati Membri.
La “Rivoluzione dello Shale Gas” è arrivata in Europa e nell’area Mediorientale dagli Stati Uniti dove da qualche anno ormai si è sviluppata l’estrazione del Gas di Scisto o Shale Gas: gas metano derivato da argille e prodotto in giacimenti non convenzionali. Tale gas, situato a grandi profondità nel sottosuolo, è naturalmente detenuto all’interno di formazioni rocciose e pertanto, per essere estratto, necessita di tecniche di perforazione orizzontale e frammentazione idraulica che prendono il nome di Fracking. Nello specifico, la procedura di Fracking prevede, oltre alla classica trivellazione verticale in profondità, più trivellazione orizzontali in direzione delle formazioni rocciose, cariche esplosive volte a frantumare la roccia e grosse quantità di acqua mista a sabbia e sostanze chimiche da sparare ad alta pressione in direzione delle fratture per allargarne e liberarne le condutture. In questo modo si consente al gas di lasciare le rocce che lo contengono, passare attraverso le fratture provocate artificialmente, proseguire lungo il canale di estrazione, ed infine di raggiungere gli impianti di raccolta in superficie.
Si tratta di un processo controverso che ha suscitato reazioni opposte e sollevato problemi di varia natura. Se da un lato sembra ampliare il ventaglio delle risorse energetiche, fornire un supporto concreto alla riduzione della dipendenza energetica degli Stati Uniti e dell’Europa dal Medio Oriente e dalla Russia, e non ultimo di creare nuovi e numerosi posti di lavoro, dall’altro preoccupa per il notevole impatto ambientale che una tale procedura determinerebbe. Ulteriore preoccupazione deriva poi dal fatto che una diffusione massiccia dell’approccio estrattivo dello Shale Gas destabilizzerebbe gli equilibri geopolitici finendo per minacciare la solidità nelle aree di tradizionale produzione energetica.
Queste dunque le motivazioni alla base delle valutazioni al tavolo della NATO nell’incontro del 19 Settembre a Roma. Considerazioni di grande rilevanza con un unico interrogativo di fondo: quale il ruolo dell’Alleanza Atlantica in un contesto di rivoluzione energetica così delineato?
Per provare a dare una risposta sarà utile concentrare l’attenzione sulla tipologia di organizzazione che la NATO rappresenta. Come è noto l’Alleanza Atlantica definisce un’istituzione internazionale incentrata sulla sicurezza collettiva dei propri Stati Membri. Ne deriva che in questo senso ogni ambito potenzialmente in grado di influenzare o addirittura attentare alla sicurezza degli Alleati diviene per definizione un ambito di interesse e osservazione per l’Alleanza Atlantica. La “Rivoluzione dello Shale Gas”, con i suoi rischi e con le sue contraddizioni, ne rappresenta un chiaro esempio, un ambito di rilevante interesse per la NATO e per la sicurezza interna ai suoi Membri.
Tuttavia, la “Rivoluzione dello Shale Gas” non rappresenta per l’Alleanza Atlantica solamente un campanello d’allarme da tenere sotto controllo, bensì una concreta opportunità di sviluppo strategico e al tempo stesso tecnologico. In questo senso lo sfruttamento dello Shale Gas potrebbe servire a migliorare l’efficienza energetica in ambito militare, oltre a richiedere un rafforzamento dell’impegno delle Forze Alleate a protezione delle infrastrutture strategiche per l’approvvigionamento energetico internazionale.
L’estrazione dello Shale Gas, dunque, apre ad opportunità ma anche a sfide. In ogni caso questo approccio rappresenta un elemento di cambiamento con riferimento alla sicurezza energetica e da qui alla sicurezza nel suo senso più ampio. Tali implicazioni, unite agli effetti economici e alla delicata questione interconnessa del bilanciamento delle forze tra Paesi esportatori ed importatori di energia, hanno acceso l’attenzione della NATO sul tema e porteranno nei prossimi mesi i Membri dell’Alleanza, unitamente ai propri partner, a proseguire sulla linea della cooperazione e consultazione.