La capitale ambrosiana, la città più propriamente detta e la meno italiana, con le sue vie “vie aristocratiche devote alla penombra e alla dotta riservatezza dell’antica vita ambrosiana” [1] è stata il centro propulsivo del riformismo.In tutte le sue fasi, dagli albori di Costa e della Kuliscioff, coevi alle lotte bracciantili e ai rudimenti della pratica parlamentare, fino alla piena maturità dell’Ansaldo e della Piramide. Non fu l’unico centro. Il PSI craxiano elevò a stile di vita quello della Terza Italia, più lenta e strapaesana. Non ce n’è miglior rappresentazione dello spot della Barilla dell’1987: la bambina sembra Greta ma la perdoniamo perché torna a casa salvando un micino che i genitori, un padre e una madre (oggi sarebbero genitore 1 e 2, nella migliore delle ipotesi), accolgono volentieri. Era la via italiana al benessere. Epperò la pulsante alterità meneghina anticipava il modello sociale che Craxi ha assecondato, dandogli rappresentanza politica. Di quella Milano anticipatrice l’interprete è stato il sindaco Carlo Tognoli che il nuovo libro della Fondazione Craxi “Senza promettere la luna – Scritti di un socialista milanese” (Baldini+Castoldi), figlio di un certosino lavoro di archivio, di raccolta, di memoria, celebra. Tognoli seppe risollevarla, traghettando la città deindustrializzata ritratta da Gabriele Basilico nella capitale della modernità. E chi voglia fare il sindaco, anche se i candidati latitano e i programmi ancor di più, si legga e si rilegga e mediti sui pensieri e le preoccupazioni, le aspirazioni e le ansie di Tognoli. Gli servirà. Quanto alle Italie, quella di Ancona, Gubbio, Pistoia e Reggio è un vano ricordo con buona pace del povero micetto e dei genitori che oggi saranno smart-worker freelance. Milano conserva un indefesso dinamismo anche se la batosta del covid si fa e si farà sentire. Servirebbe un Tognoli…
Lorenzo Somigli
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F. T. Marinetti citato in “Firenze biondazzurra sposerebbe futurista morigerato” (Sellerio, 1992), insieme ad A. Viviani.