Papa Francesco incontra il presidente dell’Azerbaigian. Una repubblica laica e multiculturale per evitare il fondamentalismo
Il Caucaso rappresenta, oggi più che mai, uno dei nodi critici per i volatili equilibri geopolitici mondiali. È infatti nella regione caucasica che si intrecciano, in un groviglio ben difficilmente districabile, interessi economici globali e mire politiche di potenze grandi e medie, moderni nazionalismi ed atavici conflitti etnici e religiosi.
Perché il Caucaso è, da sempre, un mosaico variegato e policromo, affascinante certo, ma al tempo stesso pericoloso. Ed è, per altro, terra a noi estremamente prossima, con la quale intratteniamo profondi ed antichi legami culturali, oltre che economici e politici. Perché il Caucaso è parte dell’Europa, o meglio è l’ultimo contrafforte che separa l’Europa dal Medio Oriente.
Una situazione complessa, dunque, resa ancor più difficile dall’implosione dell’URSS, che ha visto sorgere nella regione alcune nuove Repubbliche, e al contempo emergere una pluralità di fenomeni indipendentisti e secessionisti, causati dal problema delle enclave etniche e religiose, forse il retaggio più pesante dello scomparso Impero dei Soviet. Di qui una serie di conflitti che da oltre un ventennio inquietano tutta la regione caucasica: dalle rivolte dell’Inguscezia e del Dagestan alla Cecenia, dal conflitto tra Azerbaigian ed Armenia per il Nagorno-Karabakh a quello tra Russia e Georgia per l’Ossezia del Sud. Conflitti che hanno pesanti ricadute anche sul piano economico e sociale, rendendo insicura ed instabile quella che, per potenziali risorse naturali potrebbe divenire una delle aree di maggiore prosperità del globo.
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L’articolo completo di Andrea Marcigliano, Senior fellow de “Il Nodo di Gordio” su IlGiornale.it —> Il Caucaso mosaico critico