Vacanze romane per il Presidente iraniano Hassan Rohani, nella capitale con una delegazione di oltre un centinaio di diplomatici e, soprattutto, uomini d’affari giunti da Teheran con il preciso obiettivo di tessere una rete di relazioni industriali e commerciali dopo la, sospirata, revoca delle sanzioni. Infatti il primo, dichiarato, obiettivo di questa tre giorni e di natura squisitamente economica: l’Iran deve assolutamente rilanciare il suo commercio estero e attrarre investimenti. Investimenti atti a differenziare ulteriormente il suo sistema industriale, in un momento in cui il prezzo del petrolio risulta eccezionalmente basso, e diventa, quindi, essenziale poter contare su altri settori. L’attività o di Rohani, in questi giorni, appare frenetica : il dopo Roma andrà direttamente a Parigi è già si prevedono altri tour in giro per le principali capitali economiche del mondo.
Un attivismo dettato, certo, dalle opportunità apertesi con la revoca delle sanzioni successiva agli accordi di Ginevra, ma anche, e forse ancor più, dall’acuirsi della crisi nei rapporti con l’Arabia Saudita. Crisi che ha raggiunto il calor bianco dopo l’esecuzione da parte di Riyadh di un importante leader religioso sciita, il conseguente attacco di una folla inferocita all’Ambasciata saudita a Teheran e la rottura formale delle relazioni diplomatiche fra i due paesi. In effetti, sauditi ed iraniani stanno combattendo una vera e propria guerra per procura in numerosi teatri del Medio Oriente, dall’Iraq alla Siria, dallo Yemen al Libano; una guerra della quale l’aspetto “economico” è un risvolto fondamentale.
Il ritorno in grande stile di Teheran sul mercato del petrolio – che si prevede a pieno ritmo entro un paio d’anni – potrebbe avere riflessi disastrosi per le finanze saudite, già duramente provate dal ribasso dei prezzi, ed incapaci di compensare a causa dell’assoluta dipendenza da questo unico settore. E l’accentuarsi della crisi finanziaria potrebbe facilmente avere un effetto destabilizzante sui già precari equilibri interni della monarchia araba. Per questo i Banu Saud stanno cercando di costringere nuovamente l’Iran nell’angolo, e di provocare un nuovo isolamento internazionale del loro atavico nemico.
Rohani, spalleggiato dal suo Ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif – artefice degli accordi di Ginevra con Kerry e astro nascente della politica iraniana – reagisce con la complessa tessitura di una rete di relazioni economiche che renderebbe improponibile il ritorno al regime delle sanzioni. Per questo il suo viaggio in Italia – che non a caso ha definito “porta dell’Europa” – assume un’importanza strategica fondamentale. Gli interessi di Roma e di Teheran sono infatti convergenti in molti settori, e raggiungere accordi di partnership privilegiata aprirebbe al nostro sistema industriale un mercato dalle enormi potenzialità. E l’Iran ha una necessità vitale del know how delle nostre imprese. Occasione, dunque, da non perdere e, soprattutto, opportunità da non farci sfilare dai soliti “cugini assassini” di Parigi.
Inoltre a Roma Rohani vedrà il Papa. In un momento in cui l’Iran si sta cercando di accreditare come il più solido baluardo contro il dilagare del jihadismo radicale dello Stato Islamico, e quindi come rappresentante di un Islam “tollerante” e “dialogante” con l’Occidente Cristiano. Anche questa una mossa da osservare con la dovuta attenzione. E che renderà più inquieti i sonni di qualcuno dalle parti di Riyadh….
Andrea Marcigliano
Senior fellow