In concomitanza con altri attentati terroristici avvenuti in Tunisia, Francia e Kuwait i militanti somali del gruppo terroristico al Shabaab, affiliato ad Al Qaeda e in lotta contro il governo somalo con l’intento di instaurare un regime islamista, hanno attaccato e ucciso circa 50 soldati del Burundi, appartenenti alla Missione dell’Africa Union, in una base a 100 km da Mogadiscio.
L’attacco ha avuto luogo, all’alba, nella base operativa delle truppe AU nella regione del Basso Shebelle, in località Leego – sulla strada principale che collega Mogadiscio alla città di Baidoa – mentre i residenti della località erano riuniti per le preghiere del mattino. I militanti di Al-Shabab dopo aver fatto esplodere una macchina carica di esplosivo avrebbero avuto uno scontro con i soldati del Burundi inseriti nella missione dell’AU.
Il Burundi partecipa alla missione ed è il secondo più grande contributore di AMISOM (African Union Mission in Somalia). Secondo quanto riportato dalla Reuters, la settimana precedente all’attacco dei soldati del Burundi, il gruppo di Al-Shabaab aveva attaccato un convoglio di soldati etiopi dell’AMISOM sulla stessa strada. Nei giorni scorsi i militanti di Al-Shabab avevano fatto irruzione in un sito nazionale di addestramento dell’intelligence e avevano preso di mira gli istruttori militari degli Emirati Arabi Uniti. Il 13 giugno i militanti di Al-Shabaab avevano rivendicato l’uccisione di 30 militari etiopici.
I militanti di al-Shabab, nei giorni scorsi, avevano annunciato l’intenzione di intensificare gli attacchi durante il mese del Ramadan, e malgrado le misure di sicurezza aggiuntive intraprese dalle forze di sicurezza i militanti sono riusciti nel loro intento.
Il rappresentante speciale del Presidente della Commissione dell’Unione Africana (SRCC) per la Somalia e il Capo di AMISOM, Ambasciatore Maman Sidikou ha condannato l’attacco effettuato all’alba alla base dell’AMISOM nella città di Leego. L’Ambasciatore ha dichiarato che la missione proseguirà le operazioni congiunte con l’esercito nazionale somalo per liberare tutte le altre parti della Somalia ancora sotto il controllo del gruppo terroristico Al Shabaab, allo scopo di pacificare l’intero paese affinché il popolo somalo possa vivere in libertà e pace.
La missione dell’African Union è stata creata nel 2007 con l’obiettivo di sostituire il contingente etiopico con un mandato iniziale di sei mesi con rinnovi successivi autorizzati dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
Scopo della missione, che sostiene il dialogo e la riconciliazione e protegge le principali infrastrutture somale (edifici governativi, l’aeroporto internazionale di Mogadiscio etc.), è permettere il funzionamento delle istituzioni federali provvisorie. Operando in favore del disarmo, favorendo gli sforzi di stabilità e agevolando le operazioni umanitarie, tra cui il rimpatrio di rifugiati e sfollati, la missione sostiene inoltre l’attuazione del piano nazionale di sicurezza e stabilizzazione.
Il personale AMISOM proviene da diverse nazioni di tutta l’Africa. Il Quartier generale della forza della componente militare è composto da ufficiali dal Burundi, Camerun, Gibuti, Etiopia, Gambia, Ghana, Kenya, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone, Uganda e Zambia. Il grosso delle truppe provengono da sei paesi: Uganda, Burundi, Gibuti, Kenya, Etiopia e Sierra Leone.
Secondo quanto apparso sul sito ufficiale dell’AMISOM la forza continuerà a sostenere il Governo federale somalo mentre questo si prepara per un referendum nazionale sulla costituzione e alle elezioni generali entro il 2016.
La missione di AMISOM si compone di 22.126 persone in uniforme (truppe e polizia): 5.432 soldati provenienti dal Burundi, 1000 soldati da Gibuti, 3.664 dal Kenya, 850 Sierra Leone, 4395 dall’Etiopia e 6223 le truppe dall’Uganda. La componente militare è attualmente guidata dal Tenente Generale Silas Ntigurirwa del Burundi e suoi due vice rispettivamente dal Kenya e Uganda.
AMISOM beneficia di un pacchetto di supporto logistico delle Nazioni Unite, donazioni bilaterali e contributi volontari al Fondo fiduciario delle Nazioni Unite gestito a sostegno dell’AMISOM. L’Unione europea (UE) fornisce le risorse necessarie per il pagamento delle indennità alle truppe e di altre spese correlate, nell’ambito dell’African Peace Facility (APF).
Molto spesso le missioni internazionali dell’African Union o dell’ONU rappresentano per alcuni paesi africani importanti fonti di reddito, ma non sempre la preparazione professionale dei loro soldati è all’altezza della situazione specialmente contro gruppi come quello di Al-Shabab.
Non fa eccezione il Burundi che figura tra i paesi più poveri dell’Africa. L’invio di soldati in queste missioni offre vantaggi economici e politici. Il Burundi ha ritenuto conveniente partecipare all’intervento in Somalia per poter accedere ai fondi ed all’addestramento messi a disposizione dall’Unione Africana e da altri paesi, ben più importanti di quelli a propria disposizione. Non ultimo la possibilità di avere addestrati numerosi battaglioni all’estero che, una volta rientrati in patria, potrebbero essere utilizzati contro eventuali rivolte ed insurrezioni interne. Non è la prima volta che i soldati del Burundi subiscono grosse perdite probabilmente perché non sempre in grado i contrastare le capacità militari dei miliziani. Nel 2011, più di 60 soldati furono uccisi alla periferia di Mogadiscio.
Elvio Rotondo
Country Analyst