Accordo iraniano, cyber-terrorismo e Stato Islamico: le sfide internazionali secondo Stephen Bryen, ex consigliere strategico della Casa Bianca
Poco mediatico, e per questo probabilmente sconosciuto al grande pubblico europeo, Stephen Bryen è considerato uno dei massimi esperti a livello mondiale di cyber-terrorismo, di difesa e di tecnologie.
Esponente di punta dei famosi/ famigerati neo-conservatori che ispirarono la politica estera di George W. Bush. È stato vice sottosegretario alla Difesa del Presidente Reagan, in buona sostanza l’uomo chiave nel progetto del famoso Scudo Stellare, che molto ha contribuito a mettere in crisi il gigante sovietico. Poi è stato anche uno dei più influenti consiglieri dei Bush, padre e figlio. In arrivo ad inizio 2016 la sua ultima pubblicazione, il libro sulle cyber-minacce dal titolo “Technology Security and National Power: Winners and Losers” (videointervista integrale).
L’accordo siglato a Vienna lo scorso 14 Luglio con l’Iran. Un accordo che in Europa è stato accolto con grande entusiasmo, soprattutto in un’ottica economica… In primo luogo, bisognerebbe chiedersi chi è contro questo accordo? Certamente Israele è contrario, l’Arabia Saudita è contraria, così come gli Emirati Arabi – afferma Stephen Bryen – C’è nervosismo in questi Paesi circa la possibilità di un Iran nuclearizzato e per questo si riscontra scetticismo sulla prospettive di uno sviluppo pacifico.
E la della percezione americana dell’accordo: cosa farà adesso il Congresso? Con tutta probabilità la maggioranza dei rappresentanti in entrambe le camere del parlamento statunitense potrebbe opporsi. Il che apre a una sola possibilità per il Presidente Obama: ricorrere al veto presidenziale o perdere credibilità con l’Iran. Negli Stati Uniti – spiega Bryen – in caso di opposizione da parte del Congresso, il Presidente può porre il veto all’atto che torna alle camere. Qui i rappresentanti dovranno formare una nuova maggioranza di almeno i 2/3 per vincere. Tuttavia, nell’eventualità che si debba arrivare a tanto, i Dems al Senato e alla Camera sembrano sufficienti per far approvare l’accordo con l’Iran. Tutto questo a meno di cambiamenti nello scenario iraniano a causa di variabili come improvvise manovre politiche del Presidente Rohani o imprevedibili minacce terroristiche.
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Continua la lettura dell’articolo di Matteo Marsini, Associate Analyst de “Il Nodo di Gordio” su IlGiornale.it —> Dopo l’Iranian Deal. Rischi e minacce secondo un guru dei Neocon