Alessandro Barberis, Presidente di Eurochambres e della Camera di Commercio di Torino, intervistato dal Nodo di Gordio sul ruolo delle Camere di Commercio europee.
Intervista a cura di Alessandro Grandi.
1) Per quanti anni è stato presidente delle Camere di Commercio europee? Un ruolo di prestigio o un’attività di utilità per i diversi territori?
Sono stato eletto Presidente di Eurochambres nel gennaio nel 2010, ricevendo il testimone dal presidente della Camera di commercio di Parigi.
Durante il primo mandato ho lavorato molto con la struttura per ricompattare l’Associazione intorno al proprio ruolo di rappresentanza imprenditoriale presso le istituzioni europee: Eurochambres è infatti l’unica organizzazione europea che cura gli interessi di ogni settore e dimensione d’impresa. Un impegno che ha portato buoni risultati, riconosciuti dalla riconferma all’unanimità per il secondo ed ultimo mandato di Presidenza, che scadrà appunto a fine 2013.
Il ruolo di Eurochambres è molto importante proprio perché interviene presso le istituzioni europee (Commissione europea, Parlamento europeo, Consiglio dell’Unione europea, ecc.) per cercare di orientarne l’operato quando vengono discussi temi di interesse economico con un possibile impatto sulle imprese.
Per comprendere poi meglio la rilevanza di Eurochambres basta dare qualche numero: fondata nel 1958, dà voce agli interessi di oltre 20 milioni di imprese presenti in 43 Paesi europei attraverso una rete di 2.000 Camere regionali e locali. Oltre il 98% di queste sono piccole o medie imprese.
Sono soprattutto queste piccole e medie imprese a spingere il motore della crescita europea, sono soprattutto loro che creano lavoro e che costituiscono il punto di riferimento della coesione sociale ed economica. Ecco perché Eurochambres è intervenuta con alcune specifiche raccomandazioni:
– facilitare l’accesso al credito per le imprese, soprattutto piccole e medie
– rispettare il limite di 30 giorni per i pagamenti alle imprese da parte delle amministrazioni pubbliche
– evitare misure protezionistiche o aiuti pubblici a settori specifici dell’economia
sostenere il ricorso alla soluzione alternativa dei conflitti
diffondere la cultura dell’imprenditorialità in Europa
contribuire allo sviluppo di strategie dell’educazione e formazione che mirino alla diminuzione della disoccupazione, soprattutto giovanile
attuare le disposizioni previste nella Strategia Europa 2020
– attuare le disposizioni previste nello “Small Business Act” della Commissione europea, che dovrebbero facilitare la vita alle PMI
– sostenere le imprese nell’accesso a mercati esteri, in particolar modo quelli emergenti.
2) Quali sono stati i risultati più significativi della sua gestione?
Le linee su cui ho guidato EUROCHAMBRES in questi quattro anni sono principalmente tre:
– l’internazionalizzazione:EUROCHAMBRES è diventata il principale interlocutore della Commissione europea per l’internazionalizzazione delle piccole e medie imprese. Un esempio è la mia sistematica partecipazione alle “Mission for Growth” organizzate dal Vice-Presidente della Commissione europea Antonio Tajani.
– l’accesso al credito: EUROCHAMBRES sta portando avanti con successo la proposta di creazione di una Piattaforma Europa di Garanzia, attualmente in fase di sperimentazione con la Banca Europea per gli Investimenti e il Fondo Europeo per gli Investimenti
– gli accordi di collaborazione: abbiamo creato un avvicinamento tra le Camere di commercio e le altre organizzazioni rappresentanti d’impresa che ha permesso di stabilire sinergie e collaborazioni in varie occasioni. A livello europeo si può citare il protocollo d’intesa firmato con BUSINESSEUROPE, di cui quest’anno è diventata Presidente Emma Marcegaglia e a livello internazionale quello firmato con la International Chamber of Commerce.
3) Dove sta andando l’Europa? Verso una globalizzazione indifferenziata o verso accordi con aree specifiche? Cina, India, Sud America, Usa?
Vista la crescente difficoltà a concludere accordi sotto l’egida dell’organizzazione Mondiale del Commercio, l’Europa si sta indirizzando sempre più verso trattative bilaterali con i partner strategici dell’economia europea. Certo i paesi BRICS sono importantissimi, ma anche altre aree ad alto potenziale rientrano nelle priorità europee. Penso al Sud Est Asiatico e all’America Latina in particolare.
In questo campo, per quanto riguarda invece l’Associazione, attraverso importanti attività di relazioni e missioni istituzionali EUROCHAMBRES cura i rapporti internazionali delle imprese dell’Unione europea, come ad esempio con i Paesi del Mediterraneo, l’America Latina, i Paesi del Golfo, l’India, la Cina e l’Asia e le relative politiche commerciali.
Inoltre l’Associazione coordina alcuni progetti finanziati dalla Commissione europea. Solo per citarne alcuni: l’ “Erasmus per Giovani Imprenditori”, “AL-INVEST” in America Latina, “EU SME Centre” a Pechino, “EU-Turkey Chamber Forum”, “EU-GCC Chamber Forum” con le Camere della regione del Golfo.
4) L’Italia, nello scenario europeo e mondiale, è davvero così debole come viene rappresentata dai nostri organi di informazione?
Secondo l’ultimo rapporto previsionale diffuso dall’OCSE, i Paesi dell’area Euro non sono più in recessione. Fa eccezione l’Italia, con un calo del Pil dell’1,8% nel 2013. Certamente questo è un segnale di debolezza, perché il nostro è l’unico Paese ,fra quelli del G7, per il quale è prevista una variazione negativa per l’anno in corso. L’uscita dalla lunga crisi dell’Italia, incominciata nel 2008, potrebbe essere lenta.
Per la ripresa del nostro Paese è cruciale la stabilità politica, necessaria per rinsaldare la fiducia di imprese e consumatori. La precarietà politica interna espone l’Italia a una maggiore diffidenza degli investitori esteri e contribuisce a mantenere alto lo spread, perché indebolisce le iniziative di modernizzazione del Paese e mantiene bassa la competitività e la crescita potenziale.
5) Il made in Italy è ancora un valore aggiunto? Anche quando le proprietà dei marchi del lusso diventano cinesi, francesi, russe?
Da una ricerca condotta ad ampio raggio, il Made in Italy risulta essere al terzo posto mondiale per riconoscibilità del consumatore.
Ma in realtà lo vediamo ogni giorno quando andiamo all’estero con le nostre imprese: siamo ricercati e apprezzati per il design, la qualità, la creatività, per l’efficienza e la flessibilità.
Certamente non dobbiamo abbassare la guardia nella lotta alla contraffazione e nella tutela dei marchi, dei brevetti, delle idee. Per esempio i prodotti alimentari sono tra quelli che meglio rappresentano il Made in Italy nel mondo, eppure oltre 70 miliardi di euro vanno persi nel solo settore alimentare a causa delle contraffazioni dei prodotto italiani, il cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding. Su questi temi il sistema camerale italiano è molto attivo e come Camera di Torino dal 2007 abbiamo attivato l’Osservatorio Provinciale sulla Contraffazione, su impulso della prefettura di Torino: qui svolgiamo attività di studio, monitoraggio e formazione, anche nei confronti dei cittadini, per contribuire ad una cultura più attenta e ad un consumo più consapevole. Da poche settimane abbiamo anche aperto uno sportello dedicato alla tutela della proprietà industriale per le aziende che operano all’estero.
6) I talenti italiani emigrano ed importiamo soprattutto braccia. Un processo irreversibile? E con quali conseguenze?
Quello dell’emigrazione dei nostri giovani talenti è davvero un problema serio a cui bisognerebbe dare una forte risposta politica. Alcuni ritornano, altri rimangono all’estero e lì continuano brillanti carriere. Come Camera di commercio di Torino abbiamo cercato un’opportunità e abbiamo dato il via proprio in queste settimane a Meet@Torino, un network tra professionisti di alto livello con origini piemontesi che vivono all’estero e le più innovative imprese di Torino e del Piemonte. L’obiettivo è creare relazioni di business personali e durature che possano portare a futuri sviluppi imprenditoriali. Il network si riunirà per la prima volta qui a Torino il 21 e 22 ottobre, quando arriveranno oltre 40 piemontesi che ricoprono importanti ruoli in aziende e multinazionali estere.
Per quanto riguarda l’immigrazione, anche questo problema andrebbe guardato e affrontato con un’iniziativa europea e non solo nazionale. Le Camere di commercio però registrano che non “importiamo soprattutto braccia”, ma anche persone che scelgono di diventare imprenditori, dando fiato al nostro stock imprese. Al primo semestre 2013 le imprese straniere rappresentano l’8% del totale delle imprese italiane, compensando così i valori negativi complessivi.
7) Quali sono i numeri del commercio europeo?
Nel 2012, i principali paesi extra Ue27 verso cui si sono dirette le merci europee sono gli Stati Uniti (il 17,3% delle merci dirette in aree extra Ue), la Cina (l’8,5%), la Svizzera (il 7,9%) e la Russia (il 7,3%).
Nel vecchio continente, ma in area extra Ue, un ruolo importante è rappresentato da Turchia (il 4,5% delle merci esportate) e Norvegia (3,0%); in area asiatica le transazioni commerciali più rilevanti riguardano, oltre che il Giappone, I’India e la Corea del Sud (rispettivamente con il 2,3% e il 2,2% delle esportazioni). Nel Sudamerica si impone come partner commerciale dell’Ue il Brasile (il 2,4% delle merci esportate), mentre in Medio oriente acquistano merci europee gli Emirati Arabi Uniti (il 2,2% dell’export).
L’Unione importa principalmente dalla Cina (il 16,2% delle importazioni extra Ue), dalla Russia (l’11,9%), dagli Stati uniti (l’11,5%)e dalla Svizzera (il 5,8%). Seguono Norvegia, Giappone e Turchia (rispettivamente il 5,6%, il 3,6% e il 2,7%); rivestono un ruolo importante per l’import dell’Ue27 anche Corea del Sud, India e Brasile (tutti e tre il 2,1% dell’import); risultano poi di interesse per l’import Ue l’Arabia Saudita (l’1,9%) e alcuni mercati africani (Algeria e Nigeria).