Il neo presidente sudcoreano, Yoon Suk-yeol, leader conservatore, in carica dal 10 maggio scorso, è stato un magistrato sudcoreano e procuratore generale dal 25 luglio 2019 al 4 marzo 2021. Dopo aver vinto le elezioni con il margine più ristretto di sempre ha già ritirato le sue promesse più controverse durante la campagna elettorale, tra cui l’abolizione del Ministero per l’uguaglianza di genere. La sua campagna elettorale potrebbe essere riassunta in due parole, “linea dura”, soprattutto nei confronti della Corea del Nord.
Durante la campagna elettorale, Yoon, un neofita della politica estera, ha ipotizzato un possibile attacco preventivo in caso di segnale di un imminente attacco nucleare nordcoreano, mentre si impegnerebbe a schierare un ulteriore sistema di difesa antimissilistico THAAD (Terminal High Altitude Area Defense) degli Stati Uniti per contrastare le minacce missilistiche di Pyongyang. Vorrebbe anche la presenza permanente di risorse strategiche statunitensi nella penisola. Le risorse strategiche si riferiscono a formidabili equipaggiamenti militari statunitensi, come sottomarini a propulsione nucleare e portaerei, che sono spesso usati come dimostrazione di forza per scoraggiare provocazioni o aggressioni da parte di potenziali avversari.
Per quanto riguarda il sistema Terminal High Altitude Area Defense (THAAD) gestito dalle forze armate statunitensi in Corea, il ministero ha detto al comitato che avrebbe effettuato rapidamente ispezioni sull’impatto ambientale.
Una batteria THAAD è stata dispiegata per la prima volta nella contea sud-orientale di Seongju nel 2017. All’epoca aveva causato una crisi diplomatica con la Cina. Da allora si trova nello stato di “installazione temporanea” in attesa della valutazione dell’impatto ambientale. Durante la sua campagna, Yoon ha affermato che “normalizzerà” la batteria THAAD e completerà la valutazione dell’impatto ambientale.
Il governo starebbe cercando di riattivare le riunioni regolari dell’Extended Deterrence Strategy and Consultation Group (EDSCG), un meccanismo consultivo di alto livello per ottenere la denuclearizzazione della Corea del Nord attraverso una deterrenza decisa, che si è riunito l’ultima volta nel gennaio 2018.
Inoltre, l’amministrazione Yoon starebbe valutando la possibilità di riferirsi alla Corea del Nord come “nemico principale” della Corea del Sud nel suo Libro Bianco sulla difesa. Potrebbe aprirsi ai colloqui inter-coreani solo quando Pyongyang intraprenderà davvero la strada per la completa denuclearizzazione. Tuttavia, resta da vedere se gli Stati Uniti sosterranno la posizione da falco del loro alleato nei confronti del regime di Kim Jong-un, che potrebbe portare ad aumentare le tensioni nella penisola coreana, poiché gli Stati Uniti, sono già preoccupati per altre questioni diplomatiche come la concorrenza con la Cina e la guerra della Russia in Ucraina.
Molti sostengono che la posizione intransigente di Yoon aumenterà la corsa agli armamenti tra le due Coree e che alla fine alimenterà le tensioni nella penisola. In tal caso è probabile che Washington esorterà alla moderazione le due Coree in modo da gestire la situazione nei migliori dei modi.
Si ha notizia che il presidente Biden durante la visita a Seoul, prevista per il 20 maggio, chiederà di incontrare l’ex presidente sudcoreano, Moon Jae-in. Secondo alcune speculazioni il governo degli Stati Uniti proverà a utilizzare Moon come “ponte” per gestire la situazione nella penisola.
In questo momento, Corea del Sud e Stati Uniti starebbero monitorando la situazione in quanto ci si aspetta un lancio di missili a lungo raggio (ICBM) da parte della Corea del Nord, probabilmente in concomitanza della visita di Biden. Inoltre, si tende a non escludere che Pyongyang possa condurre quello che sarebbe il suo settimo test nucleare per migliorare le capacità di rendere le testate nucleari più piccole e leggere.
Dall’inizio della presidenza Biden, gennaio 2021, non ci sono progressi da registrare nei colloqui con i nordcoreani sulla denuclearizzazione.
Secondo l’ex ministro dell’Unificazione, Jeong Se-hyun, intervistato recentemente, “gli Stati Uniti sembrano credere che Moon possa aiutare le relazioni tra Stati Uniti e Corea del Nord a trasformare il confronto in dialogo e per questo motivo si pensa che Biden stia cercando di incontrare Moon”.
Infine, sembra che Seoul abbia deciso di partecipare all’Indo-Pacific Economic Framework (IPEF), promosso dagli Stati Uniti per contrastare l’influenza della Cina nella regione. La notizia arriva due giorni prima della visita del presidente degli Stati Uniti Joe Biden a Seoul.
L’amministrazione Biden ha presentato l’iniziativa IPEF durante il vertice dell’Asia orientale (EAS) lo scorso ottobre come dispositivo regionale che comprende i principali paesi indo-pacifici, affermando che definirà obiettivi condivisi in materia di facilitazione degli scambi, standard per l’economia e la tecnologia digitale, resilienza della catena di approvvigionamento, de-carbonizzazione ed energia pulita, infrastrutture, standard per i lavoratori e altre aree di interesse comune.
Sebbene l’amministrazione Yoon sottolinei che la partecipazione di Seoul all’IPEF sia una decisione basata sugli interessi nazionali e non miri a contenere la Cina, il partito di opposizione esprime preoccupazione per possibili ritorsioni diplomatiche ed economiche.
La Cina è il principale partner commerciale della Corea. Le relazioni economiche tra i due paesi sono caratterizzate da un’immensa asimmetria nei livelli di dipendenza: la Corea del Sud dipende molto più dalla Cina di quanto la Cina dipenda dalla Corea del Sud. Pechino potrebbe in qualche modo influenzare le scelte strategiche di Seoul anche nell’ambito della competizione sino-statunitense.
Elvio Rotondo
Country Analyst think tank “Il Nodo di Gordio”
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