Non siamo più un popolo di poeti di artisti di eroi di santi di pensatori di scienziati di navigatori di colonizzatori di trasmigratori. Facciamo onestamente outing come dice la gente perbene che ambisce ad avere il figlio o la figlia cosmopolita a lavorare in un open space della finanza, f minuscola, trasparente come un future derivato, a New York o a Londra. Quello ben rappresentato nella serie Sky I Diavoli del furbo e geniale Guido Maria Brera o ancora meglio senza alcuna pruderia etica in Margin Call, dove il personaggio di Jeremy Irons non soffre la straripante presenza di Gordon Gekko-Michael Douglas. Il nostro diavoletto col terrrore di uscire da quell’universo di oro falso colla scatola di cartone in braccio, tipo crollo della Lehman Brothers 2008, si intende, non avrà poi il tempo per badare al genitore che parcheggerà in una bella RSA a rischio prossima epidemia. L’epigrafe incisa sul frontone dello stupendo Palazzo della Civiltà Italiana in quell’EUR da cui Roma guardava al mare nostrum, diventato oggi più propriamente il Grand Bleu, come viene poeticamente chiamato dai francesi, da quando lo gestisce il gruppo leader della moda LVMH che, tra i tanti, possiede i marchi Fendi, Pucci e Bulgari. Siamo però un paese di moralisti (senza morale) che della parola ETICA, da almeno un trentennio, ha fatto un prefisso da anteporre a qualsiasi ragionamento in ordine al governo della società. Siamo ben oltre i professionisti dell’ antimafia di sciasciana memoria che un insospettabile Claudio Martelli bollava nel caso di Giovanni Falcone come “maestri di ipocrisie e doppie verità”…
Una constatazione che ci balza agli occhi spesso mentre si rattrappisce la globalizzazione dopo il ventennio della Cina nel WTO ed entriamo affrettatamente nell’era della scarsità. Così abbiamo preso ad attaccare una delle più grandi conquiste geopolitiche del secondo dopoguerra, quella del gas naturale con cui non solo abbiamo fatto la Ricostruzione dopo la guerra perduta da tutti gli italiani, proprio tutti, ed il Boom che ci ha portato alle soglie della caduta del Muro di Berlino a superare Francia e Regno Unito sul piano economico, su quello sociale da tempo: i Beatles, con l’eccezione di Lennon, nella proletaria Liverpool degli anni cinquanta non avevano i servizi igienici all’interno della casa.
Ma ad esercitare nel Mediterraneo allargato, dagli Urali e da Togliatti, la città sovietica della Fiat, ad Algeri, dal Corno d’Africa alla Svezia del trio milanista Gre-No-Li e del mitico viola Hamrin-Uccellino, un ruolo apprezzato e privilegiato di operatori di pace e di sviluppo. È noto come l’Italia, con l’ENI punta di lancia, sia stata una sponda determinante per l’indipendenza dei paesi dell’area MENA, Middle East and North Africa.
Invece è tutto un frignucchiare sull’energia nucleare e sui rigassificatori che fino a ieri abbiamo fatto di tutto per ostacolare, fino a vaneggiare potenziamenti hit et nunc di alcuni gasdotti in barba alla geopolitica ed alle leggi della fisica. Ora se sull’Atomo qualche rimpianto possiamo pure capirlo, il caso Ippolito è mozartianamente un convitato di pietra, la vicenda dei rigassificatori è la classica lacrima del coccodrillo e le uscite istituzionali a vario titolo non fanno che aumentare la confusione, aggravata dalla perdurante assenza di uno straccio di piano energetico. Per costruire un Rigassificatore ci vuole almeno tre-quattro anni ad essere iper ottimisti e magistrature a parte, senza contare le variabili geopolitiche appunto, dall’Azerbaijan agli Emirati Arabi Uniti, alla Sonatrach algerina, il cui impianto strategico di El Assel, 500 chilometri a Sud della capitale, è controllato al 51% da Gazprom. Senza nemmeno prendere in considerazione la più generale politica allineata alla Russia nell’Opec e che il GNL alla fine va dove lo porta il prezzo.
La morale vera della favola per tenerci tranquilli e quieti ha dunque poco a che fare con l’ETICA che ci viene sbandierata ad ogni piè sospinto. Le pipeline che formano storicamente la rete degli approvvigionamenti di gas naturale costruite da Mattei in poi sono ancora essenziali per il nostro standard of living, ed il metano in questo nuovo disordine mondiale è ancora lì a darci una mano. Come nella vecchia pubblicità della SNAM. Non disprezziamolo scioccamente.
La Redazione
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