È stato posato l’ultimo tubo del gasdotto Nord Stream 2. È il numero 200.858. Così senza fronzoli Lettera da Mosca su Twitter ci aggiorna sul completamento del gasdotto che, il primo parte da Vyborg, conquistata dai sovietici durante la guerra con la Finlandia del 1940, da Ust-Luga della regione di Leningrado attraverso il Baltico arriva a Greifswald in Germania. 1200 chilometri per una capacità complessiva di 55 miliardi di metri cubi annui. Nel 2020 noi ne abbiamo consumati 70,3, 4 in meno (-5,4%) rispetto al 2019. Stiano sereni i no-Tap, difficilmente ce ne sarà un altro, l’Italia non diventerà più un Hub del gas naturale per l’Europa, le primavere arabe sono servite allo scopo. Però Cingolani ha riaperto al nucleare di nuova generazione (sic!), Alverà invece continua imperterrito la sua campagna per l’idrogeno verde, mentre De Scalzi accortamente da noi almeno sponsorizza le rinnovabili. Confronto “stratregico”, direbbe Totò o confusione? Vedremo presto, l’autunno si annuncia caldissimo.
Intanto, con buona pace di Ucraina, le rassicurazioni di Biden valgono quel che valgono, e Polonia, l’ombra del patto Molotov-Ribbentrop, l’operazione Barbarossa è archeologia mentre Stasi e KGB sono radici, l’Ostpolitik del vecchio grande Willy Brandt marcia inflessibile accompagnata prudentemente dalla Nona di Beethoven.
Già appunto, ma al Green Pass dovremmo pur trovargli una marcia anche noi ed allora, chissà perché, ci viene in mente Figaro che canzona Cherubino: “ed invece del fandango una marcia per il fango…”
La Redazione
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