Più di uno fra i nostri affezionati lettori dirà che esageriamo e che è l’ora di farla finita. E probabilmente ha ragione, siamo ossessivi e prevenuti ce ne scusiamo, ma non è tutta colpa nostra. Tutti i giorni ce n’è una nuova. Ditemi voi come si fa a sorvolare sul divieto al sorvolo, ci piace il bisticcio, degli Emirati Arabi Uniti patito dalla nostra missione in viaggio per Herat per l’ammainabandiera in Afghanistan? Uno schiaffo che nemmeno Sciarra Colonna, anche se non vedo Bonifaci Ottavo in giro. Meno male che a medicare l’orgoglio patriottico ferito dei giornaloni è prontamente intervenuta la Farnesina che ha imperiosamente convocato l’ambasciatore arabo. Eppure non sono mancati gli investimenti generosi, forse troppi secondo i maligni, da parte di questi benedetti paesi arabi nel Belpaese, nelle infrastrutture come nella finanza. E Renzi non si è risparmiato, sempre su e giù nella penisola arabica, e nemmeno si sono risparmiate le malelingue invidiose. Qualche perdente nostalgico della 1ª Repubblica ha pure detto che potevano condizionarci, come se la liberalità del liberismo, bella anche questa assonanza, avesse il potere di indurre i comportamenti delle nostre élite. Ma via, mica siamo all’8 settembre! Non è certo colpa di questo governo di salute pubblica, diamine, se il matrimonio di Etihad con Alitalia è stato sfortunato e se Montezemolo la mattina ora prende l’autobus. Epperò tra un rimbrotto di Schäuble ed un fervorino di Erdogan, tra una doccia fredda ed una tiepidina sui fondi sempre attesi del Recovery and Resilience, questa volta riemerge la lezione liceale del vecchio Fedro, quello del superior stabat lupus: chi pecora si fa il lupo se lo mangia.
La Redazione
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