C’è voglia di festa in giro. Le luminarie si sforzano di esserci lo stesso, i negozi sono invece meno di prima ma ostentano la merce tentando di aggirare il terrore mediatico. La gente vuole vivere e resiste anche al khaos, sì con la k ad evocare per contrasto il nomos che sembra abbia fuggito la nostra stanca civiltà, della mitica terza dose booster, il vecchio richiamo, che poi diventerà quarta, quinta e così via, apripista del Qr Code immanente al nostro essere.
Mala tempora currunt sed peiora parantur, diceva Cicerone in ambasce per la fine della Res Pubbica e degli Ottimati. Qui invece in ballo c’è la coda dello Stato di diritto come lo abbiamo conosciuto all’ombra del bipolarismo USA-URSS, sulla cui fine nell’89 poco capimmo. Non dobbiamo mai stancarci di rileggere il Novecento del Lavoro e dei Partiti, il Socialismo e la dottrina sociale della Chiesa ora che non vanno più di moda, sostituiti dall’adorazione del Talento. Meglio sarebbe dire dei talenti, senza i quali, grazie al prozio Cesare, Gaio Ottavio non avrebbe fatto la marcia su Roma e non sarebbe asceso al Principato. La proroga dello stato di emergenza, giustificata in barba ad ogni dettato costituzionale che nemmeno il Cioni di “Berlinguer ti voglio bene”, il capolavoro assoluto del primo toscanissimo, quasi fiorentino, Benigni non ancora buonista.
Alberto Clò, un competente ante litteram al di sopra di ogni sospetto, ci mette il suo carico e ci allarma sulla crisi del gas che peggiora di giorno in giorno. Lui europeista della prima ora definisce assurda e paradossale la politica della Commissione, quella cioè di bandire i contratti a lungo termine, mentre paghiamo carissima la scarsità di gas. Pesa la nuova guerra asimmetrica che corre parallela al mai vecchio limes euro-asiatico che va da Bab El Mandeb a Vyborg, da cui parte il North Stream 2, fino al circolo polare artico e su su in cielo dove secondo Andrey Krutskikh, capo del dipartimento del Ministero degli Esteri russo per la sicurezza informatica internazionale, nel cyberspazio si conducono operazioni militari su larga scala che sono già la terza guerra mondiale. Ci ritorna alla mente il monologo di Roy Batty, il replicante del distopico Blade Runner, talmente attaccato alla vita da non voler sacrificare quella di Deckard che lo sta cacciando.
“Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione,
e ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia.
È tempo di morire”
Più prosaicamente il nostro elettricista ci informa desolato che le batterie costano il doppio e non parliamo poi del rame. Siamo entrati nell’era della scarsità, ma questo i nostri lettori lo dovrebbero sapere. Il Nodo di Gordio non si è mai piegato a truccare l’analisi geopolitica e da molto tempo sottolinea il rischio di implosione dell’Europa di Maastricht e la crisi dell’Occidente.
Ma siamo ormai a Natale ed anche se i maligni dicono che Aureliano sta ancora un po’ incazzato con Costantino per la sovrapposizione della nascita di Cristo al dies natalis solis invicti, cerchiamo di condividere la soddisfazione, poco convinti lo ammettiamo, del Vaticano per il ritiro delle linee guida che sembra, ma l’ineffabile commissaria maltese Helena Dalli non ha smentito, sostituissero il tradizionale augurio di Buon Natale con il più inclusivo (sic!) Buone Feste. Bazzecole e pinzillacchere, chè il processo di secolarizzazione va avanti inarrestabile, ci ricorda il nostro mentore Franco Cardini.
Ma noi raccogliamo l’invito generoso di un membro del CTS, il Grande Fratello casalingo, che invita a fare gli auguri anche ai non vaccinati.
Ed allora Buon Natale a tutti, vaccinati e non, e che il nuovo anno ci riconsegni a quella vicinanza fisica, affettiva e spirituale che è dell’Uomo nella Storia, perché i momenti della nostra vita non vadano perduti nel tempo come lacrime nella pioggia.
La Redazione
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