Aerei da combattimento di Giappone, Corea del Sud e Taiwan si sono alzati in volo, negli ultimi giorni, su allarme “scramble” per intercettare e identificare aerei cinesi in prossimità dei propri spazi aerei. Lo scorso lunedì (9 gennaio) caccia giapponesi dell’Air Self-Defense Force sono decollati dopo che alcuni bombardieri e aerei da ricognizione dell’aviazione cinese sono stati rilevati in volo sul Mar Cinese Orientale e sul Mar del Giappone. The Japan Times ha riportato, in un articolo, che aerei cinesi, tra cui sei bombardieri H-6, un Y-8 (early warning) e un aereo di sorveglianza Y-9, hanno volato sullo stretto di Tsushima dal Mar Cinese orientale nel Mar del Giappone senza entrare nello spazio aereo giapponese. Il volo è stato il primo sullo stretto di Tsushima dallo scorso agosto.
L’incontro è stato l’ultimo di una sequenza sempre più familiare che ha visto i caccia dell’ASDF decollare per intercettare i velivoli cinesi in prossimità dello spazio aereo giapponese. Pechino ha definito tale pratica esercitazioni “regolari”. Il 25 dicembre, l’unica portaerei cinese, la Liaoning, scortata da tre cacciatorpediniere lanciamissili e da due fregate, ha messo in allarme Tokyo dopo che era stata avvistata in navigazione, per la prima volta, nell’Oceano Pacifico occidentale attraverso il tratto di mare fra Okinawa e l’isola di Miyako.
Appena due settimane prima, Giappone e Cina si erano scontrate per le proteste di Pechino che considerava il comportamento dei caccia ASDF “pericoloso e poco professionale” quando si erano trovati impegnati in un “scramble” (l’atto di far decollare un caccia intercettore per intercettare e identificare un aereo sconosciuto) in risposta ai velivoli cinesi sulla rotta tra Miyako e Okinawa. Il Ministero della Difesa cinese ha criticato lo “scramble” dell’ASDF, sostenendo che i jet giapponesi avevano disturbato gli aerei cinesi e utilizzato “decoy projectiles” (Decoy – inganno radar – un dispositivo per la guerra elettronica impiegato per confondere i sistemi d’arma basati sull’utilizzo del radar). Tokyo ha negato tali affermazioni e ha protestato con Pechino, aggiungendo che eserciteranno un costante controllo sulle azioni “in aumento” dei militari cinesi nella zona.
La Cina ha accusato il Giappone di provocazioni nella continua disputa sulle isole Senkaku nel Mar Cinese orientale. Ciò ha causato preoccupazione per le prospettive di uno scontro accidentale nei pressi dei piccoli isolotti, noti in Cina come Diaoyu. Tra le due parti sono in corso colloqui per stabilire un protocollo di comunicazioni marittime e aeree volte a prevenire gli scontri accidentali tra aeromobili e imbarcazioni, ma l’implementazione della procedura è stata bloccata dal Giappone che ha nazionalizzato le isole Senkaku nel 2012 [il governo giapponese, ha deciso nel settembre 2012 di acquistare le tre isole delle Senkaku, Uotsuri, Kitakojima e Minamikojima e di trasferirne la proprietà da un privato cittadino a sé stesso, nel quadro del diritto civile nazionale] Nel frattempo, le incursioni di Pechino nel Pacifico occidentale e Mar Cinese orientale con molta probabilità continueranno.
Secondo il Ministero degli Esteri giapponese, “le Isole Senkaku sono parte integrante del territorio giapponese alla luce delle vicende storiche ed in base al diritto internazionale. Esse sono infatti sotto l’effettivo controllo del governo giapponese. Solo nel 1971, dopo che, nel 1968, la Commissione Economica delle Nazioni Unite per l’Asia e l’Estremo Oriente (ECAFE) aveva condotto un’indagine accademica che rivelò la possibile esistenza di risorse petrolifere nel Mare Cinese Orientale, il governo della Cina e le autorità di Taiwan cominciarono ad avanzare formalmente le proprie rivendicazioni circa la “sovranità territoriale” sulle Isole Senkaku”. “Prima di allora non erano state in nessun modo sollevate da parte di alcuno stato o regione obiezioni in merito alla sovranità del Giappone sulle Isole Senkaku”.
Cina e Taiwan affermano che le isole Senkaku/Diaoyu sono state parte del territorio cinese dal 16° secolo, mentre Tokyo sostiene che dal 1885 sono state condotte dal governo giapponese approfondite indagini sulle Isole Senkaku attraverso le agenzie della Prefettura di Okinawa e per mezzo di altri canali. Attraverso queste indagini è stato confermato non solo che le Isole Senkaku fossero disabitate, ma anche che non esistesse traccia di un precedente controllo da parte cinese. Le isole Senkaku rappresentano grandi vantaggi strategici ed economici. Le isole sono vicino a importanti rotte di navigazione dove transitano grandi quantità del commercio internazionale. Ci sono anche importanti aree di pesca, così come possibili risorse naturali come petrolio, gas, e depositi minerali.
Lo scorso 9 gennaio,10 aerei militari cinesi – inclusi alcuni bombardieri – sono entrati nella zona di identificazione per la difesa aerea (KADIZ) nelle vicinanze dell’isola di Jeju (Corea del sud). Seoul ha reagito mobilitando 10 aerei da combattimento, tra cui F-15K e KF-16. Non sarebbe la prima volta che gli aerei cinesi hanno sorvolato la zona. Lo scorso anno, aerei cinesi si sarebbero introdotti nella KADIZ sudcoreana almeno una dozzina di volte. Notizie del 10 gennaio scorso, riportate dalla Reuters indicavano anche Taiwan alle prese con jet e navi della marina cinesi. Un gruppo di navi da guerra cinesi guidato dalla portaerei cinese ha navigato verso nord attraverso lo Stretto di Taiwan.
Il Ministero della Difesa di Taiwan ha riferito che la portaerei Liaoning, di costruzione sovietica, di ritorno da esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale, non stava violando le acque territoriali di Taiwan, ma è entrata nella sua zona d’identificazione di difesa aerea (ADIZ) nella parte sud occidentale. Di conseguenza Taiwan ha fatto decollare aerei per un azione di “scramble” e impiegato navi della marina con lo scopo di “sorvegliare e controllare” il passaggio delle navi cinesi attraverso lo stretto che separa Taiwan dalla Cina.
Secondo alcuni analisti, navigare attraverso lo Stretto di Taiwan fa risparmiare alla flotta cinese molto tempo rispetto alla navigazione attraverso l’Oceano Pacifico ed è più facile per l’aviazione e la marina cinese proteggere la flotta. La Cina ha riferito che i movimenti della portaerei Liaoning sono conformi alle regole del diritto internazionale. Pechino non riconosce Taiwan (riconosciuta ufficialmente da 22 paesi) e la considera una provincia ribelle che si è separata dalla madre patria.
Elvio Rotondo
Country Analyst
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