Sui social si scommette su improbabili colpi di stato in Venezuela e Ungheria
Cercasi golpe, disperatamente. Nella caotica situazione internazionale si moltiplicano – grazie ai social network – le indiscrezioni su possibili colpi di Stato. Dapprima in Sudamerica, nel Venezuela penalizzato dal crollo del prezzo del petrolio e dalle politiche economiche non proprio di successo del presidente Nicolàs Maduro che non si è dimostrato all’altezza dello scomparso Hugo Chàvez. L’insoddisfazione popolare cresce, le risorse economiche diminuiscono con un petrolio a prezzi da saldo e le opportunità per creare malcontento interno si moltiplicano. Il governo di Caracas non piace a Washington ed è inevitabile che siano fatte filtrare, da entrambe le parti, voci di sommovimenti creati dall’esterno.
Lo stesso vale per l’Ungheria di Victor Orbàn. Che non è per nulla in crisi economica – come dimostra anche la crescita vertiginosa del mercato dell’auto – ed anzi ha risanato il bilancio e rilanciato la produzione. Ma Orbàn, che fa parte del Ppe, ha rimosso le antiche ostilità verso Mosca e ha avviato un dialogo con Putin. Indifferente alle proteste dei suoi colleghi del Ppe che premono per nuove sanzioni contro la Russia. Inoltre Budapest sta guardando a nuove intese anche con Pechino. Un motivo sufficiente, secondo i rumors veicolati sui social network, per ipotizzare nuove rivoluzioni colorate eterodirette. Budapest come Kiev? Ci si dimentica che Orbàn gode di uno straordinario consenso popolare, evidenziato anche dalle ultime elezioni. E se si aggiungono anche i voti ottenuti da Jobbik, si arriva a quasi il 70% di ungheresi schierati contro eventuali manovre per rovesciare il governo regolarmente eletto.
Alessandro Grandi
E se si aggiungono anche i voti ottenuti da Jobbik, si arriva a quasi il 70% di ungheresi schierati contro eventuali manovre per rovesciare il governo regolarmente eletto…. A differenza del nostro…..!!!