Nell’Iran centrale ore 4 della mattina, circa le 2 e 30 italiane, c’è stata la risposta israeliana all’attacco della scorsa settimana. Un altro blitz “limitato”, dopo la reazione iraniana all’attentato di Damasco, che sa tanto di contentino per il pubblico interno e per il socio d’oltreoceano. La sensazione è che fra i due contendenti si stia trovando.
Media statali iraniani all’unisono, hanno riferito che nella notte i sistemi di difesa aerea hanno intercettato “tre piccoli droni”. Il fatto è avvenuto nella provincia di Isfahan, sede del più grande complesso di ricerca nucleare della Repubblica Islamica e anche di un’importante base militare. Non si registrano danni e, comunque, nessun funzionario iraniano ha al momento accusato lo stato ebraico. Dall’altra parte Israele, dopo aver mediato con gli Stati Uniti la controreazione adeguata, ha optato anch’essa per un’azione accomodante. Washington ha espresso chiaramente la sua intenzione di non aderire e supportare alcun tipo di azione offensiva nei confronti dell’Iran. Nella giornata di ieri, sui principali quotidiani nazionali, circolava l’ipotesi di un accordo raggiunto fra Washington e Tel Aviv circa le prossime mosse. Si parlava di un paletto imposto dagli apparati statunitensi ad un attacco sul suolo iraniano in cambio del via libera per l’operazione israeliana di Rafah. Probabilmente “fantageopolitica” ma il silenzio odierno dei due acerrimi nemici mostra come, forse, siano pronti a non elevare lo stato di tensione.
Israele, con l’attacco di ieri, ha dimostrato come l’Iran sia una meta raggiungibile dal suo arsenale. L’Azerbaigian su questo aspetto gioca un ruolo fondamentale. Baku, dopo aver ricevuto ampio sostegno finanziario e militare da Tel Aviv per la riconquista del Nagorno-Karabakh, ha messo a disposizione il suo territorio per incursioni israeliane nel Nord dell’Iran il quale, non lamentando danni, rimane fermo sulla sua posizione di essere già soddisfatto dalle sue precedenti azioni.
Paolo Lolli
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