Aumentano le voci critiche all’interno dello Stato ebraico. Dopo che Yoav Gallant, Ministro della Difesa, nella giornata di mercoledì 15 maggio aveva accusato apertamente il primo Ministro Netanyahu di non avere una strategia chiara per la guerra, ieri è stato il turno di Benny Gantz. Il politico centrista ed ex Capo di Stato maggiore, facente parte del gabinetto di guerra e del Governo di unità nazionale, ha addirittura imposto un ultimatum, aprendo così una crisi governativa.
Tre settimane di tempo, fino all’ 8 giugno, è ciò che emerso dalle parole di Gantz che, rafforzato dalla posizione di Gallant, ha chiesto a Netanyahu di trovare un accordo in 6 punti. Tutti desiderano la decapitazione di Hamas, il ritorno a casa degli ostaggi, la normalizzazione dei rapporti con l’Arabia Saudita, le criticità però emergono quando si discute circa il futuro di Gaza. Se Netanyahu, ostaggio dei partiti di estrema destra (Sionismo Religioso e Otzma Yehudit) spinge per un’annessione, i moderati sono timorosi che questa provochi un impantanamento in stile Cisgiordania. L’eventuale fuoriuscita di Gantz dal Governo non dovrebbe comportare la caduta di quest’ultimo, ma quasi certamente si porrebbe fine a questa coalizione governativa capace di unire il Paese e di guadagnare maggiore solidarietà e legittimità internazionale. Le parole di Gallant e Gantz, oltre a fare eco a quelle di Biden, Blinken e Sullivan, arrivano dopo 7 mesi dall’inizio delle ostilità in un momento in cui le trattative fra Israele e Hamas paiono ad un vicolo cieco e le proteste all’interno dello Stato ebraico aumentano.
Netanyahu, stretto fra due fuochi (moderati vs estremisti), sa che non è lui ad avere il coltello dalla parte del manico. Nel caso accontentasse le richieste di Gallant e Gantz, il suo Esecutivo cadrebbe per la fuoriuscita di Smotrich e Ben-Gvir. Qualora, invece, assecondasse le pulsioni di nazionalisti e ultraortodossi, il Governo rimarrebbe al suo posto per quanto delegittimato sia a livello nazionale che internazionale. L’inizio della fine di Re Bibi è segnato.
Paolo Lolli
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