La pandemia del Sars-Cov-2, o Coronavirus, è lungi dall’essere la vera guerra che stiamo vivendo. Essa rappresenta per lo più una delle battaglie che, interconnesse e contemporanee, vanno combattute. Ma la Guerra, con la G maiuscola, è quella per la sopravvivenza dello Stato. Per chi abbia tendenze individualiste, oggi più che mai siamo davanti alla riprova che senza lo Stato il singolo non si difende, o con ottimismo la maggior parte dei singoli perisce.
Il lockdown, o coprifuoco non dichiarato, nel tentativo di rallentare la diffusione del virus e impossibilitato nel debellarlo, sta gettando le basi per la seconda fase della guerra, la crisi economica. Nelle più ottimistiche delle previsioni la recessione si attesterà attorno al 7-10% (11.2% per Goldman Sachs). Traducibile, secondo Confindustria, in perdite mensili di 100 miliardi. Le previsioni sono difficili, ma la comprensione dell’entità del danno no. Il 70% delle imprese in Italia è al momento improduttivo. Di queste si salvano in maniera maggiore le grandi imprese che hanno disponibilità di cassa, possibilità di riconversione o che lavorano in settori definiti ‘strategici’ dal Governo. Sui cui criteri di definizione c’è molto da ridire.
Le pensioni sono a rischio, il Presidente dell’Inps è stato chiaro, prima di dover far retromarcia, sollevando il dubbio sulla liquidità necessaria al pagamento dei contributi dopo il mese di Maggio. Il commercio globale è bloccato, l’Italia paese esportatore si trova nella strana situazione che le poche imprese ad avere ancora ordini internazionali attivi non possono produrre, così da perdere non solo gli introiti ma anche i clienti che si rivolgeranno necessariamente altrove. Il virus ha contagiato, calano le vele, si blocca la produzione ed i consumi. All’orizzonte il grande crack finanziario. Il Governo, in balia delle onde dei mercati, consulta la bussola di Jack Sparrow in piena confusione.
Nel trittico apocalittico, non poteva mancare la carestia. Paradosso, mentre sui mercati scendono gli indici delle materie prime, i beni esistenziali ed alimentari, sono in crescita. In una sola settimana il grano è salito del 12%, il caffè quasi del 30%. Rialzi dovuti non solo alla “corsa alle scorte” nei supermercati, quanto a strutturali problemi legati al lato dell’offerta e della produzione agricola. Perché nonostante la Politica Agricola Comune dell’Unione europea e le misere misure a supporto del settore primario, l’offerta in agricoltura si è spostata a favore di estese produzioni in paesi a basso costo del lavoro, dove l’arrivo del virus sanitario-economico avrà un impatto rilevante. Nel rally dei numeri, si sente già flebile il tintinnio della (ipotetica speriamo) inflazione che verrà. Di peggio, alcuni paesi sono pronti a replicare le misure poste alle “mascherine”: protezionismo alle esportazioni. Mosca ha annunciato quote all’export di grano, cosi come si appresta a fare anche l’Ucraina, ‘granaio d’Europa’. Misure più drastiche sono già state prese da Vietnam e Kazakhstan: il primo ha sospeso l’export di riso e il secondo di farina, zucchero e patate. Da non sottovalutare anche i rincari sui prodotti dovuti dai trasporti, con le tariffe del cargo aereo che sono balzate fino al 193%, come nei collegamenti tra Europa e Cina. Tutto ciò nonostante il petrolio ai minimi. Ah già, il greggio! L’oro nero, non starà per molto tempo al prezzo attuale. Il tira e molla tra Russia e Arabia Saudita volgerà ad una conclusione, su consiglio sempre delle necessità dovute all’emergenza sanitaria-economica.
Lo scenario di ripresa economica peggiora con il prezzo del greggio nuovamente attorno ai 55$/b. Si delineano i tratti di una stagflazione, inflazione e recessione insieme.
Ripercussioni economiche drammatiche per la tenuta sociale di uno Stato, già in pieno alto mare. Con il Capitano della nave che continua a guardare la bussola girare, attendendo di onorare se stesso “alla Schettino”. Mentre mozzi e marinai impauriti, aizzati dai rivoltosi, incominciano ad assaltare la cambusa, scambiandosi messaggi che invocano all’ammutinamento e alla sommossa.
Rodolfo Maria Salvi
Junior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”
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