Mentre la COP28 continua a suscitare critiche in Italia, Giorgia Meloni emerge come protagonista di un approccio pragmatico alla questione climatica. Durante la sessione plenaria della seconda parte dell’High-level Segment for Heads of State or Government, Meloni invita i leader ad adottare una visione realista sulla transizione ecologica, che tenga conto degli aspetti economici e sociali. Un approccio lontano dal radicalismo ambientalista fallimentare, respingendo l’utopia progressista fonte di incubi e paure per il futuro.
L’agenda climatica del Presidente del Consiglio è unica nel suo genere: integrare la lotta al riscaldamento globale con iniziative di sviluppo sostenibile e rafforzamento della sicurezza internazionale, con particolare attenzione all’Africa. L’azione climatica deve essere realista e pragmatica, “se vogliamo una sostenibilità ambientale che non comprometta la sfera economica e sociale, dobbiamo perseguire una transizione ecologica e non ideologica”. Un bel passo in avanti rispetto a chi proponeva la decrescita felice e la flagellazione dell’economie occidentali in nome di un ambientalismo ideologico.
Meloni sottolinea il contributo dell’Italia nella decarbonizzazione, sostituendo la produzione di energia da carbone con fonti rinnovabili e investendo nelle tecnologie future, come membro fondatore della Global Biofuels Alliance. Rinnova inoltre l’ambizione dell’Italia di diventare un hub strategico per l’energia pulita, sviluppando infrastrutture nel nostro paese e nel Mediterraneo.
A livello europeo, la Premier ribadisce la necessità di un approccio multisettoriale all’interno del programma EU “Fit for 55”, difendendo i posti di lavoro e la competitività delle imprese. Meloni sottolinea come la lotta al cambiamento climatico debba essere davvero sostenibile, “perché se pensiamo che la transizione verde possa comportare costi insostenibili, soprattutto per i più vulnerabili, la condanniamo al fallimento”. Una posizione che anticipa il cammino verso le elezioni europee del 2024.
Viene confermato anche l’impegno dell’Italia a favore dello sviluppo socio-economico e la transizione ecologica dell’Africa, rifiutando “approcci paternalistici e predatori”. L’Africa “ha bisogno di essere messa nelle condizioni di competere ad armi pari, per crescere e prosperare grazie alla moltitudine di risorse che il continente possiede”. Ed è proprio sulla cooperazione tra pari che si fonda la strategia del Piano Mattei per l’Africa, costruire partnership mutualmente vantaggiose e sostenere la sicurezza energetica delle nazioni africane e mediterranee.
L’attenzione di Meloni per il continente africano si configura come una mossa strategica, capitalizzando sull’assenza di Xi Jinping e l’influenza limitata di Putin alla COP28. Il supporto di John Kerry rafforza l’iniziativa italiana, non solo come contrasto a Pechino ma anche per bilanciare l’influenza di Mosca nel continente, in un contesto di crescente tensione. Il tandem tra Italia ed Emirati Arabi Uniti assume quindi un ruolo chiave, considerando l’influenza economica, politica e religiosa che il Paese del Golfo esercita in Africa.
La COP28 diventa molto più di un summit sul clima. L’atmosfera che si respira tra le riunioni è quella dello scontro tra visioni ideologiche, su come la lotta ai cambiamenti climatici ridisegnerà gli equilibri internazionali. L’Italia è presente con una posizione forte che sta riscuotendo un grande successo tra i leder internazionali, evidenziato anche dall’accoglienza e dagli applausi al discorso di Giorgia Meloni.
Dal nostro inviato a Dubai, Rodolfo Maria Salvi
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