Le coincidenze non esistono in politica internazionale. E l’offensiva scatenata dall’OMS sulle carni rosse arriva non a caso alla vigilia della chiusura dell’Expo di Milano dedicato all’alimentazione. E, sempre non a caso, si stanno pubblicando proprio ora degli studi sulla presunta pericolosità di formaggi e caffè. Proprio mentre si sta per dare il via libera al consumo di insetti e di alghe varie. Consumo sostenuto da organi di informazione italiani in nome della salute e della riduzione dell’inquinamento.
Da un lato appare evidente l’attacco a quella che era considerata l’alimentazione più giusta ed apprezzata, in grado di coniugare gusto e salute. La vita media italiana è tra le più lunghe del Pianeta, grazie anche a controlli continui sulla qualità degli alimenti. Frutta, verdura, pasta e carne, compresa quella rossa. Lo sviluppo dell’umanità è strettamente connesso all’utilizzo della carne cotta da parte delle popolazioni dell’antichità.
E allora l’offensiva dell’Oms, così distratta sull’impiego di pesticidi e sugli effetti dell’inquinamento, appare molto legata al tentativo di modificare la cultura delle popolazioni europee. Come ha spiegato Franco Cardini nel suo “L’appetito dell’imperatore”, il cibo rappresenta un aspetto fondamentale della cultura dei popoli. Cancellare le tradizioni alimentari significa cancellare le culture popolari. Per creare un uomo globalizzato ed indifferenziato. Con gusti standard e senza il minimo senso di appartenenza.
Ma un considerevole contributo a questo tentativo viene offerto proprio dai produttori italiani. Troppo impegnati a risparmiare per poter comprendere che l’offensiva di OMS e organizzazioni internazionali può essere contrastata con investimenti in comunicazione. E la flessione del 20% nei consumi di carne dopo la pubblicazione delle valutazioni dell’Oms (secondo Confesercenti Fiesa) è la conseguenza inevitabile del mancato intervento di contro informazione.
Alessandro Grandi