La settimana scorsa, nella capitale della Lettonia, Riga è stato attivato un nuovo sito per le operazioni speciali che consentirà alle truppe statunitensi d’élite di espandere le operazioni nella regione baltica. Secondo quanto riporta Star and Stripe, gli Stati Uniti hanno contribuito al progetto con 3,7 milioni di dollari attraverso la European Deterrence Initiative (EDI). Il programma del Pentagono, annunciato nel 2014 come European Reassurance Initiative (ERI), consente agli Stati Uniti di migliorare la postura di deterrenza degli Stati Uniti, aumentare la prontezza e la reattività delle forze statunitensi in Europa, sostenere la difesa collettiva e la sicurezza degli alleati della NATO e rafforzare la sicurezza e la capacità degli alleati e dei partner statunitensi. (Il programma, per l’anno fiscale 2020, non finanzia alcun aumento di forze statunitensi di stanza permanentemente in Europa. I finanziamenti EDI, tuttavia, supportano la presenza di ulteriori forze rotazionali statunitensi in Europa).
Il tenente colonnello Juan Martinez, portavoce del comando delle operazioni speciali in Europa, ha dichiarato che “questo progetto, insieme ad altre importanti iniziative di difesa europea, rappresenta il nostro continuo impegno nei confronti del nostro amico e alleato, la Lettonia”. La base è l’ultimo esempio di costante investimento militare statunitense nella regione baltica, dove il Pentagono ha speso centinaia di milioni di dollari negli ultimi cinque anni per migliorare le infrastrutture militari e permettere lo svolgimento di più esercitazioni. Il sito include una struttura per la manutenzione dei veicoli, un deposito di munizioni e due eliporti per gli aeromobili CV-22 statunitensi della 352nd Special Operations Wing, con sede nel Regno Unito. Le risorse sono progettate per consentire alle forze operative speciali di muoversi rapidamente dentro e fuori l’area.
Il portavoce ha detto che un altro progetto, in fase di completamento in Lettonia, riguarda una struttura che aumenterà la quantità di attrezzature e personale da trasferire nello stato baltico per svolgere esercitazioni o in risposta ad una eventuale crisi. Un altro investimento nella regione di 10,8 milioni di dollari per miglioramenti alla base aerea di Amari in Estonia, completata a luglio, consente alle forze aeree statunitensi e della NATO di operare con più aerei da combattimento, comprese le esercitazioni bilaterali e multinazionali, l’addestramento e la missione Baltic Air Policing della NATO.
Il 9 settembre scorso, il ministro della Difesa lettone, Artis Pabriks, si era rivolto ai suoi omologhi statunitensi sulla possibilità di permanenza di un certo numero di truppe statunitensi in Lettonia.
Un obiettivo della politica lettone è senz’altro quello di assicurarsi la presenza statunitense.
Qualche tempo fa, il presidente americano Donald Trump aveva annunciato l’intenzione di ridurre di un terzo il numero delle truppe americane di stanza in Germania: 9.500 soldati da ricollocare altrove. La Lettonia sta corteggiando gli Stati Uniti per attirare alcune di queste forze verso est, sul suo territorio, nel caso l’intenzione di Trump dovesse diventare operativa.
Gli Stati baltici, emersi dal blocco comunista, vivono ancora un forte sentimento di russofobia, temono ancora un’invasione da parte della Russia, come avvenuto in passato. In caso di attacco russo, secondo un report del 2016 di Rand Corporation, le capitali baltiche cadrebbero nel giro di pochissimo tempo (60 ore).
Da quando la Lettonia ha riacquistato l’indipendenza, dopo il crollo dell’Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e la Lettonia hanno avuto una partnership di difesa di lunga data. Nei primi anni, gli Stati Uniti hanno sostenuto la Lettonia nel formare le proprie forze armate dal nulla, ma dopo il 2014 e l’invasione e annessione russa della Crimea, le relazioni hanno registrato una crescita importante, in particolare il periodo 2014-16 è stato il più intenso. Questa intensificazione è iniziata con l’immediato dispiegamento di forze statunitensi a livello compagnia in tutti e tre gli stati baltici e in Polonia nella metà di aprile 2014, meno di due mesi dopo gli eventi in Crimea, mentre la NATO ha fornito forze multinazionali tre anni dopo.
L’arrivo del gruppo tattico multinazionale alleato in Lettonia nel giugno 2017 ha concluso il dispiegamento della Enhanced Forward Presence della NATO negli Stati baltici e in Polonia, attuando così le decisioni prese ai vertici del Galles e di Varsavia.
Nell’ambito dello sforzo globale di difesa della Lettonia dal 2014 il bilancio della difesa lettone è cresciuto da meno di 258 milioni di dollari, 1% del PIL, a 629 milioni di dollari, poco più del 2%, nel 2018. La Lettonia da allora ha mantenuto il 2%. In quegli anni è stata impegnata in una grande quantità di spese acquistando attrezzature militari (comprese alcune capacità anti-aeree, artiglieria ed elicotteri) in quantità sostanziali per un piccolo paese. La Lettonia ha anche implementato nuove leggi sulla sicurezza nazionale e pubblicato un manuale per i cittadini, in caso di crisi, sul comportamento da tenere nelle prime 72 ore.
Elvio Rotondo
Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”
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