Cresce la classe media che vuole il made in Italy
Carestie, guerre, Ebola: la crescita della popolazione africana prosegue comunque. Ma contrariamente a quanto viene abitualmente raccontato in Europa, cresce anche e soprattutto la popolazione con disponibilità economica. Se l’Italia in svendita vede l’arrivo di acquirenti nordafricani che rilevano l’acciaieria di Piombino, è l’Africa sub sahariana ad offrire grandi opportunità alle piccole e medie imprese italiane in cerca di nuovi mercati.
“Mercati dove vendere – chiarisce Mariam Cristine Scandroglio, ivoriana adottata a 3 anni da una famiglia milanese – e non dove produrre. Perché la classe medio alta africana vuole il made in Italy vero, non quello realizzato in Cina e poi spacciato per italiano”. I dati sono particolarmente interessanti: le famiglie della classe media, che erano 18 milioni nel 2000 e 30 milioni nel 2010, diventeranno 45 milioni nel 2020. E la spesa dei consumatori passerà dai 270 miliardi di euro del 2000 agli 820 miliardi del 2020. Con un vero e proprio boom degli investimenti diretti esteri: 16 miliardi di euro nel 2000, 76 miliardi nel 2010, 400 miliardi nel 2020.
Ovviamente la Cina sta conquistando posizioni strategiche importanti. Ma Scandroglio, che ha creato la società Il Ponte, intende rilanciare le opportunità italiane organizzando, per l’autunno 2015, quattro appuntamenti di Fieritaly: una manifestazione itinerante che permetterà alle imprese italiane di farsi conoscere in Burkina Faso, Costa d’Avorio, Togo ed Etiopia. Le aziende da coinvolgere saranno quelle del turismo, dell’agroalimentare, della moda, della cosmesi, della salute, dell’arredamento, ma anche delle tecnologie e delle costruzioni
Alessandro Grandi