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La “Grand Ethiopian Renaissance Dam” in Etiopia al centro della controversia con l’Egitto

by Elvio Rotondo
8 Aprile 2020
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Lo scontro tra Egitto ed Etiopia sulla Grand Ethiopian Renaissance Dam dal costo di 4,5 miliardi di dollari – una volta completata sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa, con un bacino idrico enorme – è diventato un tormento nazionale per entrambi i paesi, alimentando patriottismo, paure profonde e persino voci di guerra.

Il Nilo, il fiume più lungo del mondo, attraversa 11 paesi percorrendo 4.000 miglia, dai fiumi equatoriali che alimentano il Lago Vittoria fino alla sua destinazione finale nel Mar Mediterraneo. L’Egitto, paese prevalentemente desertico, di 100 milioni di abitanti, fa affidamento sul fiume per il 90 per cento del suo fabbisogno di acqua dolce. Per millenni, gli egiziani sono stati i padroni incontrastati del Nilo, attingendo al fiume per costruire antichi imperi e repubbliche moderne.

I faraoni utilizzavano il Nilo per trasportare giganteschi blocchi di granito per la Grande Piramide di Giza. Nel 1970, il leader egiziano post-indipendenza, Gamal Abdel Nasser, supervisionò il completamento della diga di Assuan, 169miliardi di metri cubi (BCM), che permise di regolare i flussi stagionali del Nilo trasformando l’agricoltura egiziana. L’Egitto teme che una diga a monte del Nilo azzurro, che contribuisce per circa il 60 percento al flusso del Nilo, potrebbe ridurre l’approvvigionamento idrico e la produzione di energia ad Assuan.

L’Etiopia, un paese dell’Africa orientale di 112 milioni di abitanti, contribuisce alle acque del Nilo per circa l’84 per cento, con i suoi tre affluenti – il Nilo Blu, Sobat e Atbara. Con un’economia in crescita ma altrimenti povera di risorse, l’Etiopia è desiderosa di sviluppare il suo vasto potenziale di produzione di energia idroelettrica per diventare un hub regionale delle esportazioni di energia elettrica.

Per gli etiopi, la diga è un simbolo delle loro ambizioni: un megaprogetto destinato ad essere il più grande impianto idroelettrico dell’Africa con i suoi 6000 MW  6di potenza installata,con un potenziale per illuminare milioni di case, guadagnare miliardi dalle vendite di elettricità ai paesi vicini e confermare l’Etiopia come ascendente potenza africana.

La costruzione della diga è iniziata nel 2011 sul Nilo Blu, sugli altopiani dell’Etiopia settentrionale (a circa 20 chilometri dal confine con il Sudan) dove scorre l’85% delle acque che affluiscono al Nilo. La mega diga sta causando un contrasto tra Egitto ed Etiopia e con il Sudan che si trova tra i due paesi.

Al centro della disputa ci sono i piani per riempire la mega diga e l’Egitto teme che il progetto possa consentire all’Etiopia di controllare il flusso del fiume più lungo dell’Africa. Se la diga in Etiopia si riempie troppo in fretta, potrebbe ridurre drasticamente il loro approvvigionamento idrico causando danni rilevanti soprattutto all’agricoltura con forti ricadute sulla stabilità sociale. Il novantacinque percento degli egiziani vive lungo il Nilo o nella zona del delta, e il fiume fornisce quasi tutta la loro acqua.

Più tempo ci vorrà per riempire il serbatoio, che avrà una capacità totale di 74 miliardi di metri cubi (BCM), minore sarà l’impatto sul livello del fiume. L’Etiopia vorrebbe farlo in 4 anni, mentre l’Egitto auspicherebbe in almeno 12 anni. 

I colloqui a tre di Egitto, Sudan ed Etiopia sul funzionamento della diga e il riempimento del bacino idrico non hanno fatto progressi in quattro anni e ultimamente gli Stati Uniti starebbero cercando di mediare. 

Il leader dell’Etiopia, Abiy Ahmed, che affronterà le elezioni quest’anno, è pressato dei cittadini etiopi, che hanno contribuito a finanziare la diga acquistando obbligazioni emesse dal governo. Più in generale, deve realizzare un progetto prestigioso in un paese che si considera una potenza emergente e vorrebbe trarre vantaggio dal controllo dell’economia in rapida crescita in Africa. C’è la possibilità di ribaltare l’equilibrio di potere nella regione. Il leader etiope ha la visione di portare il paese del Corno africano da uno stato di povertà a un mercato energico e attraente per gli investitori. 
L’Etiopia ha una delle economie in più rapida crescita al mondo. 

Abiy Ahmed insiste sul fatto che le paure egiziane sono esagerate. Dopo aver assunto la carica di primo ministro nel 2018, è volato al Cairo per offrire le sue rassicurazioni.  Ma lo scorso autunno, le tensioni stavano di nuovo crescendo e il leader etiope ha lanciato un monito inquietante.

“Nessuna forza potrebbe impedire” all’Etiopia di completare la diga, ha detto ai legislatori di Adissa Abeba, meno di due settimane dopo aver vinto il premio Nobel per la pace per aver risolto il lungo conflitto del suo paese con l’Eritrea. Se si arrivasse ad un conflitto, ha dichiarato Abiy, l’Etiopia avrebbe “milioni pronti” per la guerra con l’Egitto.

Secondo fonti delle Nazioni Unite, l’Egitto, in passato, avrebbe favorito i legami con gli avversari dell’Etiopia, inviando armi al governo del Sud Sudan. Inoltre, all’interno dell’Etiopia, i funzionari hanno accusato l’Egitto di sponsorizzare proteste antigovernative e ribellioni armate, accuse che il Cairo nega.
L’azione di Abiy è rafforzata anche dalla crescente forza geostrategica dell’Etiopia. Negli ultimi anni, molti paesi – tra cui Emirati Arabi Uniti, Cina e Stati Uniti – sono stati in competizione tra loro per l’influenza nel Corno d’Africa, dove molti analisti, hanno annunciato una nuova “Grande Partita”. 

Il 26 febbraio scorso, l’Etiopia ha temporaneamente sospeso la sua partecipazione ai negoziati mediati dagli Stati Uniti sul riempimento e il funzionamento della diga, chiedendo più tempo per deliberare sul progetto di accordo.Naturalmente, più i negoziati si allungano, più l’Etiopia si avvicina alla fine della costruzione della diga e al-Sisi potrebbe essere in netto svantaggio.
Il 30 marzo, il primo ministro sudanese Abdalla Hamdouk  ha annunciato che visiterà presto la capitale egiziana e quella etiope per riprendere i negoziati di stallo sulla controversa Grand Ethiopian Renaissance Dam (GERD).

Al momento, anche se i due paesi non sembrano essere vicini ad un accordo si potrebbe escludere la possibilità di un conflitto militare.  Ma in futuro, tale ipotesi non è da escludere. Il Nilo, per gli egiziani, è sempre stato una fonte di vita, in un paese prevalentemente deserto. Questa natura aspra ha costretto gli egiziani, nel corso della loro lunga storia, a combattere per mantenere il predominio su una risorsa così importante. Il presidente egiziano al-Sisi, non può permettersi le conseguenze politiche, sociali ed economiche di un potenziale calo delle riserve idriche egiziane nel caso la questione della diga non venisse risolta. 
Dal punto di vista militare ci sarebbe un certo divario tra Egitto ed Etiopia. Secondo il Global Fire Power l’Egitto si troverebbe al nono posto su 138 paesi in termini di forza militare, mentre l’Etiopia solo alla 60^ posizione.

Elvio Rotondo
Country Analyst think tank “Il Nodo di Gordio”

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Tags: digaEgittoETIOPIA
Elvio Rotondo

Elvio Rotondo

Nato a Cassino il 16 dicembre 1961, militare in congedo, laureato in scienze organizzative e gestionali presso l’Università degli studi La Tuscia di Viterbo, si è arruolato nell’Esercito Italiano nel 1978 prestando servizio in diversi reparti sul territorio nazionale. Nel corso della carriera militare si è occupato prevalentemente di Guerra Elettronica, di Intelligence e di Cooperazione Civile-Militare. Ha prestato servizio inoltre presso l’Ambasciata d’Italia di Seoul (Ufficio dell’Addetto Militare) e in ambito multinazionale presso il Multinational Cimic Group. Tra i molti corsi previsti per il proprio incarico, ha frequentato: NATO Intelligence Course, NATO Open Source Intel Course, NATO Intel Analyst Course, NATO Tactical CIMIC Course. È conoscitore della lingua inglese, russa, persiano farsi. In ambito internazionale ha preso parte alle operazioni NATO nei Balcani. Nel 2014 è stato collocato nella riserva. Collabora con il Think Tank Il Nodo di Gordio dal 2013 in qualità di Country Analyst. Autore del Blog 38esimoparallelo.com. Alcuni suoi articoli sono stati pubblicati su: “Il Giornale.it. “Affari Internazionali”; “Geopolitical Review”; “L’Opinione”; “Geopolitica.info”; “Analisi Difesa”.

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