La 401° Brigata corazzata e la Brigata Givai, nella mattina di martedì 7 maggio, sono entrate nella Città di Rafah e hanno preso possesso del valico della cittadina confinante con il Sinai egiziano. L’operazione delle IDF, sebbene non priva di conseguenze tragiche quale ad esempio il blocco dell’unico passaggio per i rifornimenti umanitari alla popolazione palestinese, non sembra costituire l’invasione di terra di Rafah a lungo minacciata da Tel Aviv e tanto temuta e ostacolata da Washington. Attualmente la Striscia di Gaza è isolata.
La mattina del 6 l’aviazione israeliana ha sorvolato la città di Rafah sganciando migliaia di volantini, intimando la popolazione rifugiata nella zona orientale della città di spostarsi verso la parte settentrionale. Azione propedeutica all’incursione effettuata nella giornata di oggi. Sempre ieri, il leader politico di Hamas, Ismail Haniyeh, annunciava di aver trovato un accordo, mediato da Qatar ed Egitto, circa un cessate il fuoco con Israele. Smentito poco dopo da funzionari israeliani i quali hanno accusato la controparte di aver accettato una proposta diversa da quella precedentemente accolta da Israele. Resta difficile trovare un compromesso fra le parti dato le distanze e i dossier sul tavolo, dalla cessazione permanente o temporanea delle ostilità fino alla questione degli ostaggi. L’operazione odierna di Israele mira ad aumentare la pressione verso la leadership di Hamas, spingendola ad accettare una proposta che veda il rientro degli ostaggi a casa e un cessate il fuoco temporaneo. Non si può nemmeno escludere che lo Stato ebraico abbia provato a sondare la reazione internazionale ad una vera e propria occupazione della città di Rafah. Netanyahu potrebbe anche aver optato per questa operazione in modo da ammorbidire la coalizione di governo e presentarsi più forte a un nuovo round di trattative.La sensazione è che si sia arrivati a una sorta di punto di svolta del nuovo capitolo della questione palestinese apertosi il 7 ottobre del 2023. Nelle prossime ore capiremo meglio le reali intenzioni di Israele. Saranno più decisive le pressioni verso la leadership di Hamas affinché accetti un compromesso al ribasso o le critiche ad Israele costringeranno Netanyahu ad un passo indietro?
Paolo Lolli
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