Nella notte fra martedì 30 e mercoledì 31 luglio l’attesa rappresaglia gerosolomitana è arrivata. Dopo la strage di sabato scorso nel villaggio arabo druso di Majdal Shams, situato sulle Alture del Golan, Israele ha risposto con un doppio blitz. Prima a Beirut, poi addirittura Teheran. L’obiettivo nella capitale libanese era Fuad Shukr, alto funzionario di Hezbollah. Nonostante l’edificio in cui quest’ultimo si trovasse sia stato distrutto risulta ancora incerto il suo destino. Confermata invece l’uccisione di Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas, a Teheran. Mentre la Repubblica Islamica e il Partito di Dio promettono vendetta, Gerusalemme mostra l’ennesima prova della capacità tentacolare di colpire l’Asse della Resistenza dove, come e quando vuole.
Sebbene Israele si sia dovuto concentrare maggiormente su Hamas e su Gaza, gli scontri alla soglia della Linea Blu fra Hezbollah e Tsahal non sono mai cessati definitivamente. Dal 7 ottobre in poi il partito sciita libanese ha, secondo intensità e modalità differenti, lanciato droni e missili verso la Galilea. Questi attacchi hanno costretto migliaia di civili israeliani a evacuare le proprie abitazioni e minato la capacità di dissuasione delle Idf. Se confermata, l’uccisione di Shukr, rappresenterebbe il più grande colpo inflitto da Gerusalemme a Hezbollah. Non da meno l’assassinio del capo dell’ala politica di Hamas, recatosi a Teheran per la cerimonia di insediamento del neoletto Presidente iraniano Masoud Rezeshkian. Anche se risulta complicato intuire chi fra l’ala politica o quella militare abbia in mano le redini di Hamas, l’uccisione di Haniyeh avrà grosse ripercussioni all’interno del movimento sunnita. Mentre l’attacco a Beirut è stato rivendicato da vari Ministri e da portavoce delle Idf, tutto tace in merito a quanto avvenuto nel cuore della Repubblica Islamica. Difficile immaginare che le responsabilità non ricadano su Gerusalemme. Quest’ultimo episodio è solo l’ultimo, per il momento, di una lunga lista di omicidi, rapimenti e sabotaggi perpetuati nella sotterranea guerra israelo-iraniana.
Difficile, se non impossibile, prevedere le prossime azioni degli attori coinvolti. L’Iran dovrà rispondere per ristabilire un senso di protezione e di deterrenza verso i suoi clientes. La questione rimane sulle modalità. Direttamente o indirettamente? Più probabile che la Repubblica Islamica, per mezzo dell’Asse della Resistenza, aumenti la pressione verso lo Stato ebraico, allo stesso tempo non è da escludere una risposta in scia a quanto avvenuto lo scorso aprile. Israele, dal canto suo, ottiene l’appoggio degli Stati Uniti e vede, tramite gli occhi del suo Presidente, allontanarsi ogni prospettiva di cambio governo.
Paolo Lolli
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