Al di là di ogni valutazione della politica interna italiana – che non rientra nella mission del nostro think tank – non abbiamo potuto non apprezzare la schiena dritta e l’orgoglio con cui il premier del Consiglio, Giuseppe Conte, ha saputo affrontare ieri il Parlamento di Strasburgo. Più che un dibattito, un vero e proprio agguato, un fuoco di fila di attacchi alla posizione italiana che ha toccato il suo apice quando il liberale Guy Verhofstadt è giunto sino all’esplicito insulto definendo Conte “un burattino”. Signorile la risposta che burattini sono coloro che servono non i propri popoli, ma lobby e potentati che agiscono nel cono d’ombra della politica.
C’è tuttavia da chiedersi il perché di tanta acredine non nei confronti di Conte o dell’attuale compagine di governo, ma dell’Italia come soggetto politico e membro dell’Unione Europea. Per altro non solo un membro fondatore, ma anche uno dei pochi contribuenti netti delle casse comunitarie. Cosa che non è il Belgio di cui Verhofstadt è stato premier. L’impressione è che dietro a tutto questo vi sia un diffuso timore delle vecchie oligarchie europee che l’Italia possa tornare a giocare un ruolo autonomo sulla scena comunitaria ed internazionale. Ruolo che rischierebbe di scardinare una politica estera della Ue che si è rivelata nel tempo disastrosa non per l’Italia soltanto. Politica che ha portato ad un’anacronistica riedizione della Guerra fredda con Mosca e, paradossalmente, anche al gelo diplomatico con Washington. Che si è dimostrata disastrosa in Nord Africa con la gestione demenziale della crisi libica e la totale inettitudine sul problema dei flussi migratori. Che ha allontanato la Turchia spingendola nelle braccia della Russia. E che oggi sta sottovalutando i rischi di un nuovo incendio nei Balcani provocato dalla, prevedibile, reazione serba alle rivendicazioni delle minoranze albanesi sparse in tutta la regione. Rivendicazioni irredentiste che covano il pericoloso sogno della Grande Albania. Una situazione caotica, che ha però garantito interessi di precise lobby politico finanziarie. Interessi che un’Italia con la schiena dritta potrebbe rimettere in discussione.
Di qui la maleducazione ed il panico di Strasburgo.
Andrea Marcigliano
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”