Alla conferenza “Ulaanbaatar Dialogue on Northeast Asian Security” prevista per la prossima settimana in Mongolia, funzionari di Tokyo potrebbero proporre, a rappresentanti nordcoreani, un vertice tra il primo ministro Shinzo Abe e il leader del nord Kim Jong-un. Abe ha dichiarato di voler incontrare Kim “senza condizioni“, ammorbidendo la sua precedente posizione. Secondo quanto riporta il Japan Times, un prerequisito necessario per il summit con Kim Jon-un sarebbe quello che la Corea del Nord si avvicini maggiormente alla questione del ritorno dei cittadini giapponesi rapiti da agenti nordcoreani negli anni ’70 e ’80.
Abe è stato vice segretario di Gabinetto sotto l’allora primo ministro Junichiro Koizumi, ed era considerato il paladino della questione del rapimento e l’architetto della strategia negoziale del Giappone nei confronti della Corea del Nord. Nel 2002 ha accompagnato Koizumi al suo incontro con Kim Jong-il.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, che ha incontrato Kim due volte per i negoziati sulla denuclearizzazione della penisola coreana, ha detto, durante una visita a Tokyo questa settimana, che sostiene un vertice Abe-Kim.
Secondo il sito 38North, il 28 agosto, il Washington Post ha riferito che Giappone e Corea del Nord avrebbero tenuto un incontro non divulgato/rivelato in Vietnam nel mese di luglio, e che tale consultazione faceva parte di un tentativo di trovare una via da seguire nella questione dei rapimenti. Più di recente, il Japan Times ha riferito che il 19 ottobre i funzionari dell’intelligence giapponese e nordcoreana si sono incontrati in Mongolia per discutere su come risolvere le problematiche relative al rapimento dei cittadini giapponesi.
Secondo le fonti, i funzionari giapponesi sperano di parlare con i diplomatici nordcoreani a margine di una conferenza sulla sicurezza del Nordest asiatico a Ulan Bator.
La conferenza sarà una rara opportunità di incontro per i funzionari giapponesi e nord-coreani poiché i paesi non hanno legami diplomatici formali. Sempre secondo le fonti, il Giappone dovrebbe inviare un alto funzionario dell’Ufficio affari asiatici e oceanici del ministero degli Esteri alla conferenza, mentre la Corea del Nord potrebbe inviare un vice ministro degli esteri.
Tra i principali paesi interessati dalla minaccia nucleare della Corea del Nord, il Giappone è l’unico ad essere rimasto in disparte. Il leader nordcoreano, Kim Jong-un ha finora incontrato il presidente russo Vladimir Putin il presidente statunitense Donald Trump, il presidente cinese Xi Jinping ed il leader sudcoreano Moon Jae-in, ma non si è mai incontrato con il primo ministro giapponese.
Se Tokyo non trova un modo di risolvere la questione del rapimento dei cittadini giapponesi, che rappresenta ancora una ferita aperta per il paese, il Giappone potrebbe rimanere marginalizzato nella questione della denuclearizzazione della Corea del Nord.
In passato, il Giappone faceva parte del cosiddetto “the six-party talks”,colloqui a sei. Si trattava di negoziati multilaterali tenuti con discontinuità dal 2003 alla presenza di Cina, Giappone, Corea del Nord, Russia, Corea del Sud e Stati Uniti, allo scopo di smantellare il programma nucleare della Corea del Nord. Nel 2009, la Corea del Nord, aveva deciso di non parteciparvi più e negli anni successivi, altri partecipanti, in particolare la Cina, avevano chiesto la ripresa del processo.
Quest’anno la 6^ conferenza internazionale “Dialogo di Ulaanbaatar sulla sicurezza del Nordest asiatico” si terrà il 5 e 6 giugno.
L’agenda della sesta conferenza consiste nelle due sessioni plenarie su “L’ambiente di sicurezza dell’Asia nordorientale – opportunità e sfide” e “Dinamiche di cooperazione e concorrenza nel Nordest asiatico”. Mentre le tre sessioni parallele saranno sui temi, “Promuovere la cooperazione energetica nell’Asia nord-orientale”, “Sfide umanitarie in situazioni di emergenza” e “Inclusione della gioventù, Pace e Sicurezza: prospettive per il dialogo nel Nordest asiatico”.
Alla conferenza è prevista la partecipazione di circa 200 delegati internazionali e nazionali che comprendono rappresentanti di entità governative, delle Nazioni Unite e di altre organizzazioni internazionali e accademie. Il governo ha invitato alla conferenza non solo i paesi del Nordest asiatico – Cina, Corea del Sud, Corea del Nord, Giappone, Russia – ma anche funzionari di altri continenti tra cui Canada, Germania, Paesi Bassi, Svezia, Svizzera, Stati Uniti, Unione Europea, e altri.
Elvio Rotondo
Country Analyst del think tank “Il Nodo di Gordio”