Con la sua consueta acutezza, Alberto Negri, in un post di fb, ha stigmatizzato l’improvvisata, e per molti versi improvvida, del presidente francese Macron, di convocare a Parigi per colloqui sulla situazione libica i rappresentanti delle “milizie di Misurata”; e questo appena quattro giorni prima che si apra il vertice di Palermo che vedrà seduti allo stesso tavolo Haftar che comanda a Tobruk e al Sarraj, a capo del governo di Tripoli; e questo con la compresenza non solo di tutte le maggiori potenze regionali interessate a risolvere la questione libica, ma anche e soprattutto di Mosca con il premier Medvedev e di Washington, da dove ci si aspetta l’arrivo di Mike Pompeo, il tessitore della politica estera di Trump.
Evidente, quindi, la sproporzione tra l’iniziativa di Palermo e quella assunta da Macron, che indubbiamente va letta in primo luogo come frutto del timore di una ripresa dell’iniziativa politica italiana in Libia. Soprattutto dopo che, dalla caduta di Gheddafi, è stata sempre la Francia a giocare – anche per l’insipienza dei governi italiani – un ruolo chiave nella crisi. Con i bei risultati che abbiamo tutti sotto gli occhi.
Tuttavia l’iniziativa di Macron non rivela soltanto, non per la prima volta, la mancanza di visione strategica in politica estera dell’attuale inquilino dell’Eliseo, ma dimostra anche come Parigi stia svolgendo un ruolo sostanzialmente destabilizzante nella regione. Cominciato, appunto, con l’eliminazione fisica di Gheddafi, dovuta alla collaborazione con milizie ribelli di truppe speciali francesi e del Qatar.
E, guarda caso, anche questa volta Parigi guarda verso milizie dalla collocazione politica quanto meno ambigua, ispirate alla ideologia dei Fratelli Musulmani, e non prive di legami con la rete di al Qaeda. Quella stessa rete che, con altre sue diramazioni, ha insanguinato le strade della capitale francese…
Ben difficile, dunque, pensare ad una collaborazione tra Roma e Parigi per ristabilire l’ordine in Libia, visto che la miope strategia dell’Eliseo sembra continuare a preferire una situazione caotica e a dialogare con forze che in questo disordine si radicano e prosperano. Altri devono essere gli interlocutori, in questo momento, dell’Italia. In primis quei paesi arabi, come Egitto ed Emirati , che come noi convergono sulla necessità di rimettere in sicurezza tutto il Nord Africa.
Andrea Marcigliano
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”