La penisola coreana continua a essere sotto la luce dei riflettori per il susseguirsi di periodi d’innalzamento della tensione alternati a periodi di apparente calma, anche se disturbati dalle attività addestrative di entrambe le Coree. E’ notizia di alcuni giorni fa che Washington starebbe pianificando l’invio di sei caccia F-22 Raptor in occasione dell’esercitazione congiunta con l’aeronautica della Corea del Sud, “Vigilant Ace”, che si terrà dal 4 al 8 dicembre, in quella che si ritiene essere un’azione di Washington per esercitare la massima pressione sulla Corea del Nord. L’esercitazione combinata è progettata per migliorare il coordinamento operativo e tattico tra Seoul e Washington e secondo quanto riporta l’agenzia Yonhap, quest’anno dovrebbe coinvolgere circa 230 aerei da guerra.
I caccia si trasferiranno dalla base aerea di Kadena di Okinawa, Giappone, e resteranno nella base della Corea del Sud per tutta la durata delle attività addestrative. Per l’occasione, potrebbero essere schierati anche quattro caccia Stealth Lighting F-35.
Gli aerei statunitensi, si eserciteranno con aerei da combattimento dell’aeronautica sudcoreana in azioni di attacchi di precisione e infiltrazioni nemiche. Sarebbe la prima volta che gli Stati Uniti schierano, in Corea del Sud, sei F-22 Raptor, contemporaneamente, e questo fatto probabilmente eserciterà una certa pressione sulla Corea del Nord. Il Raptor è un caccia di superiorità aerea di V generazione, tra le sue caratteristiche più innovative, c’è quella di essere invisibile ai radar. La sua velocità massima è di circa 2,5 Mach. Gli Stati Uniti hanno vietato l’esportazione dell’F-22, perché è così sofisticato da rappresentare una seria minaccia per Washington se ne fosse stato concesso l’utilizzo a forze aeree straniere.
Il dispiegamento pianificato arriva in un momento in cui gli Stati Uniti aumentano lo schieramento di assetti strategici in Corea del Sud in una dimostrazione di forza con lo scopo di portare ai massimi livelli la pressione sulla Corea del Nord. La Corea del Nord, nel mese luglio, aveva lanciato due missili balistici intercontinentali apparentemente in grado di raggiungere la terraferma degli Stati Uniti. Successivamente, Pyongyang aveva lanciato due missili che hanno sorvolato il Giappone e nel mese di settembre ha effettuato il sesto test nucleare, il più potente finora.
I test hanno spinto gli Stati Uniti a dimostrazioni di forza e sanzioni nei confronti della Corea del Nord. Alcuni giorni fa Washington ha inserito la Corea del Nord tra i paesi sponsor del terrorismo, nove anni dopo la rimozione di Pyongyang dalla lista. All’inizio del mese di novembre, tre portaerei statunitensi a propulsione nucleare sono state schierate nel Mare Orientale, dopo che potenti jet da caccia americani avevano volato nei pressi della Corea del Nord nei mesi precedenti. Le prossime esercitazioni congiunte porteranno sicuramente ad una reazione da parte della Corea del Nord. Secondo lo Stato Maggiore della Difesa (JCS) di Seoul, recentemente sarebbero stati notati segnali che indicherebbero che i militari di Pyongyang si starebbero preparando per le esercitazioni invernali, per il periodo dicembre – aprile. Lo scorso anno, la Corea del Nord aveva condotto una massiccia attività addestrativa di artiglieria per segnare l’inizio delle esercitazioni, innalzando le tensioni nella penisola coreana.
Dall’ultima provocazione (lancio del missile Hwasong-12 del 15 settembre scorso) di Pyongyang sono trascorsi circa 70 giorni (cosa piuttosto rara), suscitando un cauto ottimismo riguardo a un possibile cambiamento nell’atteggiamento nordcoreano. Secondo Kim Yong-hyun, professore di studi nord coreani all’Università di Dongguk, la Corea del Nord potrebbe mantenere questo stato di apparente calma, senza test missilistici/nucleari, fino alle Olimpiadi invernali di PyeongChang del 2018. Resta da vedere la reale capacità di mediazione da parte della Cina, che pochi giorni fa ha inviato un suo rappresentante a Pyongyang, apparentemente per informare i leader nordcoreani dei risultati del recente congresso del partito cinese. Negli ultimi tempi, i legami tra Corea del Nord e Cina, suo principale alleato e sostegno economico, si sono deteriorati a causa dei programmi nucleari e missilistici di Pyongyang, che rischiano di danneggiare anche gli interessi di Pechino. Attualmente, la Cina starebbe attuando, in maniera più rigorosa rispetto al passato, le sanzioni contro la Corea del Nord. Al momento risulta piuttosto difficile ipotizzare che le sole sanzioni e l’isolamento possano obbligare il leader nordcoreano ad accettare il programma di denuclearizzazione e la fine dei test missilistici, ma se combinate con il dialogo e il compromesso non è escluso che le possibilità possano aumentare.
Elvio Rotondo
Country Analyst