Egitto e Stati Uniti hanno avuto una lunga storia nelle relazioni fino al 2013, quando il governo guidato dal presidente Abdel al-Sisi è salito al potere destituendo Mohamed Morsi, leader dei Fratelli Musulmani. Quello stesso anno gli aiuti militari statunitensi all’Egitto sono stati temporaneamente sospesi per riprendere poi nel mese di aprile del 2015. L’Egitto è stato il secondo più grande destinatario di aiuti esteri degli Stati Uniti fin dal 1979, anno del trattato di pace con Israele.
Il 26 febbraio scorso, il comandante in capo delle operazioni militari americane in Medio Oriente, durante una visita in Egitto, ha detto che gli Stati Uniti vorrebbero riprendere le attività esercitative (“Bright Star”) con l’Egitto, annullate nel 2013 dal presidente Barack Obama. Il Generale Joseph L. Votel, capo del Comando Centrale degli Stati Uniti, ha detto a un intervistatore della televisione egiziana: “il mio obiettivo è ottenere che le esercitazioni riprendano in quanto parte importante delle nostre relazioni militari”. Votel, durante la sua permanenza al Cairo, ha incontrato il Presidente Abdel Fattah al-Sisi, alla presenza del ministro della Difesa egiziano, Sedky Sobhy, e dell’ambasciatore degli Stati Uniti, al Cairo, Robert Stephen Beecroft.
L’incontro è avvenuto in un clima generale molto cordiale dopo che Trump aveva rivolto un saluto al Presidente al-Sisi descrivendolo come un “tipo fantastico”. Ancor prima che Trump diventasse presidente, Obama aveva accettato di riprendere la fornitura di grandi sistemi d’arma, tra cui aerei da combattimento F-16, carri armati M1A1 Abrams e missili Harpoon. La consegna di questi sistemi era stata sospesa nel 2013 dopo che i militari egiziani avevano spodestato Mohamed Morsi. Ma le crescenti preoccupazioni per la minaccia dei militanti nel Sinai, molti dei quali hanno giurato fedeltà allo Stato Islamico, così come la decisione dell’Egitto di comprare armi dalla Russia e dalla Francia, avevano portato l’amministrazione Obama a invertire la rotta.
La cooperazione militare tra Egitto e Russia è aumentata notevolmente da quando il presidente Abdel Fattah Al-Sisi è salito al potere, anche se le relazioni tra Mosca e il Cairo non sono di certo nuove, i russi avevano una certa influenza anche prima della svolta filo-americana del presidente egiziano Sadat. Nel 2015 l’Egitto ha firmato accordi per la fornitura di armi con la Russia per 5 miliardi di dollari. Mosca consegnerà, secondo quanto riportato da Egyptian Street, 50 caccia MiG-29 entro il 2020, e fornirà anche sistemi di difesa aerea a lungo raggio Buk-M2E e Antej-2500 e 50 elicotteri Ka-52K per le nuove navi d’assalto Mistral che l’Egitto ha acquistato dalla Francia.
Il contratto sarebbe stato firmato durante la visita del presidente russo Vladimir Putin in Egitto nel 2014. Si tratta della più grande fornitura di MiG-29 del periodo post-sovietico. Nel mese di agosto 2016, la Russia ha consegnato all’Egitto una corvetta Molniya RKA-32. Nel 2015, la Marina russa ha svolto, nel Mediterraneo, insieme alla marina egiziana, l’esercitazione navale denominata “Friendship Bridge 2015”. La Russia partecipava con l’incrociatore missilistico Moskva, la corvetta Samum e altre tre navi. La Francia, oltre alla vendita di due navi “Mistral”, ha un contratto con l’Egitto per 24 aerei “Rafale”, una fregata FREMM, nuovi sistemi d’arma e altro ancora, continuando così il processo di vendita di materiale ed equipaggiamento di produzione francese.
Il NYT riporta che se l’esercitazione, “Bright Star”, dovesse essere rilanciata come previsto, è molto probabile che venga ridimensionata e focalizzata solo sulle minacce terroristiche. L’urgenza di fronteggiare tale minaccia è stata avvalorata anche dagli avvenimenti di questi ultimi giorni, quando decine di famiglie cristiane copte sono state costrette a fuggire da El Arish, città principale del nord del Sinai, dopo una serie di attacchi armati contro i civili da parte di estremisti islamici.
I cristiani egiziani hanno ampiamente supportato al-Sisi, che avevano visto come baluardo contro gli estremisti islamici. Ma molti di loro, in fuga da El Arish, sono stati fortemente critici verso il presidente per il fatto di non averli sufficientemente protetti dalla crescente minaccia terroristica. Già nel mese di dicembre, un attentatore suicida dello Stato islamico aveva ucciso circa 30 persone in un attacco contro una chiesa di primo piano del Cairo, durante la Messa della Domenica.
Alla luce di queste nuove prospettive, i ministri egiziani si stanno preparando per una visita programmata alla Casa Bianca nei prossimi mesi. La prima esercitazione congiunta USA-Egitto ha avuto luogo nel 1980, un anno dopo la firma dell’accordo di pace tra Egitto e Israele di Camp David. Le esercitazioni si sono tenute ogni due anni, ed eccezione del 2003 quando sono state sospese a causa della guerra in Iraq. L’Egitto ha ospitato le manovre “Bright Star” fino al 2011, quando l’ex presidente Hosni Mubarak è stato deposto, dopo la Rivoluzione del 25 Gennaio. L’Egitto, quell’anno, ha annullato l’esercitazione, in quanto le forze dell’esercito erano state dispiegate in tutto il paese per preservare la sicurezza, e le forze di polizia ritirate dalle strade dopo gli scontri con i manifestanti. Gli Stati Uniti hanno rifiutato di partecipare all’esercitazione nel 2013, per protesta contro la dispersione violenta dei sit-in pro-Mohamed Morsi nelle piazze Rabaa e Nahda.
Nel 1999, la “Bright Star” è stata considerata come l’esercitazione multinazionale tra le più grandi del mondo. Ha visto la partecipazione di quasi 43.000 truppe egiziane, circa 70.000 soldati in totale provenienti da 11 nazioni oltre l’Egitto (Francia, Germania, Grecia, Italia, Giordania, Kuwait, Olanda, Emirati Arabi Uniti, Gran Bretagna, and Stati Uniti). Anche se si raggiunge un accordo formale sulla ripresa delle esercitazioni, potrebbero essere necessari 18 mesi o più affinché la “Bright Star” si possa svolgere, poiché i fondi devono essere inclusi nelle richieste di bilancio future del Pentagono.
La ripresa della “Bright Star” contribuirebbe a ristabilire il rapporto USA-Egitto a livello pre-2013. L’obiettivo principale dell’Egitto rimane la ripresa di un programma di finanziamento militare USA che gli permetterebbe di effettuare acquisti militari per miliardi di dollari. Attualmente, il programma permette efficacemente all’Egitto di sfruttare gli aiuti annuali degli Stati Uniti, per un valore di 1,3 miliardi di dollari, un decimo di quello che riceve dagli Stati del Golfo.
Qualsiasi concessione al presidente al-Sisi da parte di Trump potrebbe, tuttavia, essere limitato dalla resistenza da parte del Congresso. L’Egitto è sempre stato un paese importante per gli interessi di sicurezza nazionali degli Stati Uniti, soprattutto per la sua posizione geografica. L’Egitto controlla il Canale di Suez, attraverso il quale passa ogni anno l’8% di tutto il trasporto marittimo mondiale. Inoltre facilita il passaggio di decine di imbarcazioni navali degli Stati Uniti attraverso il Canale, fornendo un vantaggio strategico, in termini di fattore tempo, alle forze statunitensi che si schierano nel Mar Mediterraneo o nel Golfo Persico/Oceano Indiano.
Elvio Rotondo
Country Analyst
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