In Pakistan, la presenza del gruppo militante dello Stato Islamico è in aumento e rappresenta una crescente minaccia per il paese. E’ stata la prima diretta ammissione, da parte di un alto funzionario del governo, della presenza dello Stato Islamico in Pakistan. Ufficialmente, Islamabad lo ha sempre negato.
Ma, come riportato in un articolo del Nodo di Gordio del settembre 2014, in quello stesso periodo, in alcune zone del Pakistan e dell’India cominciavano ad apparire opuscoli e bandiere dello Stato Islamico, questo e altri segnali dimostravano che il gruppo ultra-radicale stava ispirando i militanti perfino nelle roccaforti dei Talebani e di al Qaeda.
Aftab Sultan, il generale Direttore dell’Intelligence Bureau (IB), ha informato il Comitato del Senato per gli Interni e Narcotici, in un’udienza a porte chiuse, che i gruppi collegati all’IS sono in espansione in Pakistan. Ha dichiarato inoltre che le organizzazioni locali islamiche, come la Lashkar-e-Jhangvi e Sipah-e-Sahaba, accusate di attacchi mortali contro i musulmani sciiti, una minoranza del paese, “hanno una certa simpatia per il Daesh.”
Secondo quanto riportato da Voice Of America (VOA), il capo dei servizi segreti ha sostenuto che il gruppo ha stabilito la sua sede nel vicino Afghanistan e starebbe ricevendo sostegno, anche nella pianificazione degli attacchi terroristici, da Tehreek-e-Taliban Pakistan, comunemente conosciuta come i talebani Pakistani.
Secondo quanto riportato dal Pakistan Tribune Express, Sultan ha riferito che l’IS sta anche reclutando pakistani per le sue forze in Siria. “Il numero di persone che lasciano il Pakistan per unirsi all’IS in Siria sono centinaia.” L’IS attirerebbe le potenziali reclute attraverso i social media e utilizza Internet per comunicare con i militanti.
Quello dei socialnetwork è lo strumento più utilizzato per il reclutamento dei giovani islamici in tutto il mondo ed è anche la parte più difficile da controllare per le agenzie d’intelligence. I giovani sono i primi a subire pressioni dagli addetti ai lavori in grado di far leva in maniera ammiccante e attraente direttamente nelle loro case. Questo grazie anche alle capacità dei cosiddetti reclutatori che dimostrano di conoscere molto bene il mezzo mediatico e l’arte del convincimento.
Islamabad ha promesso di “non tollerare nemmeno l’ombra di Daesh” nel Paese. I funzionari citano recenti incursioni di successo in alcune parti del Pakistan, in particolare nella provincia più popolosa del Punjab, dove hanno arrestato decine di sospetti combattenti dell’IS e sequestrato materiale di propaganda.
Gli analisti pachistani dicono che se l’IS non viene contrastato, creerà seri problemi per il paese. Sayed Nazir, analista sulla sicurezza di Islamabad, ha dichiarato al VOA, che le forze di questo tipo esistono già in Pakistan. “Ci sono gruppi che forniscono rifugio e sostengono la loro ideologia e aiutano nel reclutamento”. Ha aggiunto che il governo non dovrebbe tergiversare ma prendere severe misure contro i gruppi illegali.
I comandanti militari afghani e statunitensi ritengono che i combattenti dello Stato Islamico abbiano conquistato le aree nella provincia di Nangarhar orientale, che confina con il Pakistan, e abbiano cercato di espandere la loro influenza su entrambi i lati del lungo confine poroso. Credono anche che la maggior parte dei militanti, precedentemente legati ai talebani afghani e pakistani, stiano ora militando nei ranghi del Daesh. L’IS ha identificato l’Afghanistan, il Pakistan e parti dell’Iran come la provincia del suo “Khorasan” e ha nominato un ex comandante talebano pakistano come capo della regione.
Nelle ultime settimane i droni statunitensi e l’aviazione afghana hanno ripetutamente attaccato sospetti nascondigli dell’IS, in particolare nei dintorni del remoto distretto di Achin, Nangarhar, uccidendo decine di militanti legati al gruppo. L’IS aveva annunciato la formazione della sua branca di Khorasan nel sud dell’Asia nel gennaio 2015.
Elvio Rotondo
Country Analyst
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