Sembra il titolo di un dramma dalla vaga ispirazione shakespeariana… Ed invece è cronaca di queste ore. Michail Saakashvili, l’ex Presidente georgiano defenestrato, di fatto, dopo la guerra Russo-georgiana del 2008, è stato nominato dal Presidente ucraino Poroshenko governatore della Regione di Odessa. Nomina quantomeno eccentrica, visto che l’attuale governo ucraino ha un indirizzo fortemente nazionalista, tanto da vietare persino il riconoscimento del russo come seconda lingua ufficiale nelle province a netta maggioranza russofona, come Odessa, appunto. Ed ecco che, inaspettatamente, a governare la città che rappresenta un nodo critico sul Mar Nero, viene inviato un georgiano. Anzi un ex leader che, a suo tempo, provocò un conflitto fra il suo paese e la Russia per il controllo della Ossezia del Sud. Conflitto cui Saakashvili si avviò avventatamente, confidando in un intervento della NATO che poi, però, si limitò ad una geremiade di proteste ufficiali, mentre le truppe di Mosca, sbaragliato l’improvvisato esercito georgiano, giungevano in poche ore in vista della stessa Tbilisi.
Un azzardo che costò la presidenza a Saakashvili, accusato di aver trascinato il Paese in un contenzioso tanto disastroso quanto inutile, è solo per ambizione personale. Oggi, però, l’ex leader georgiano rispunta tra i più ascoltati consiglieri del presidente ucraino Poroshenko, ed anzi gli viene affidato il governo di una regione storicamente e linguisticamente russa, e perciò rivendicata da Mosca. Ovvio che il Cremlino parli, apertamente, di provocazione, mentre dalla stessa Georgia – certo non particolarmente vicina alla Russia – Saakashvili viene tacciato di tradimento. Tuttavia questa nomina appare indicativa di come il conflitto russo-ucraino stia progressivamente assumendo dei contorni sempre più complessi, divenendo una sorta di “crociata” di tutte le forze ed i personaggi che temono ed avversano il riemergere della Russia di Putin come grande potenza.
Certo, la scelta di Poroshenko non lascia grande margine per sperare in un riaprirsi del dialogo fra Kiev e Mosca. E, d’altro canto, dovrebbe indurre ad una riflessione sul senso del sostegno europeo all’attuale leader ucraino; un sostegno concretatosi nella strategia de sanzioni che sta costando davvero cara ai paesi UE, ed in particolare all’Italia. Strategia che potrebbe avere senso solo se mirata a riportare Putin al tavolo delle trattative. Un tavolo, però, che Poroshenko ha già deciso di rovesciare. È la nomina di Saakashvili ad Odessa ne è il chiaro segno. E forse davvero siamo di fronte al primo atto di un novello dramma shakespeariano…