Intervenire o non intervenire in Libia? Il dilemma, da tempo, sta ossessionando non tanto il grande pubblico, quanto piuttosto gli esperti di geopolitica e di strategia militare, tutti, in certo qual modo sorprendentemente, incerti nel valutare la situazione, e insicuri sui provvedimenti da prendere per cercare di arginare – se non proprio sanare – una situazione che diviene, di giorno in giorno, sempre più intricata. E pericolosa. Questo perché lo scenario libico è così frammentato, caotico, oseremmo dire “anarchico” (nel senso etimologico del termine) da risultare di decifrazione estremamente difficile e, conseguentemente, da offrire ben pochi spiragli di soluzione. In buona sostanza, l’opinione prevalente fra gli addetti ai lavori – quelli autentici, naturalmente, non quelli improvvisati per l’occasione, al solito troppi – è quella espressa da Edward Luttwak in un’intervista rilasciata proprio a “Il Nodo di Gordio”, in cui da un lato ha spiegato la sostanziale inefficacia dei soli raid aerei per contenere e respingere la minaccia rappresentata dall’avanzata delle milizie jihadiste collegate allo Stato Islamico siro-irakeno; dall’altro ha calcolato in non meno di duecentomila uomini un eventuale intervento di terra. [Nel caos libico, Andrea Marcigliano]
I contributi:
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Nel caos libico di Andrea Marcigliano
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La nuova Libia secondo Isis di Marco Cochi
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La crisi libica e l’Italia: i limiti della diplomazia di Andrea Ursi
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La Libia dal punto di vista militare di Elvio Rotondo
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