Nell’ambito del Festival della Diplomazia, il Centro Militare di Studi Strategici (CeMiSS), giovedì scorso, ha organizzato la Tavola Rotonda “Costi degli approvvigionamenti energetici e rischi geopolitici”, alla quale era presente anche “Il Nodo di Gordio” con il suo Country Analyst Marco Cochi.
L’evento, che ha avuto luogo presso Palazzo Salviati, è stato presieduto dal direttore del CeMiSS, il Generale di Divisione Nicola Gelao, e ha registrato l’intervento di numerosi esperti del settore, docenti universitari, analisti politici e alti funzionari del ministero degli Affari esteri.
Nelle due sessioni che hanno differenziato i lavori, la prima dedicata al Mar Nero e la seconda al Medio Oriente, sono state prese in esame le odierne problematiche delle due aree, entrambe attraversate da una persistente fase d’instabilità, affrontando nello specifico quelle che interessano e condizionano il mercato degli idrocarburi.Settimana
Nel corso del dibattito è stata presa in esame la fase di straordinaria evoluzione che sta interessando il settore dell’energia che ha già determinato importanti effetti sul piano economico, politico e della sicurezza degli approvvigionamenti.
Molto interessanti anche gli interventi dei vari relatori riguardo la valutazione delle conseguenze economiche sullo scenario attuale dell’energia.
Al centro della discussione è stata più volte la ripresa energetica statunitense, alla quale sono legate nuove opzioni che modificheranno la politica estera di Washington. Il fatto che gli Stati Uniti, vale a dire il principale consumatore di petrolio, si apprestino a diventare sempre più autosufficienti creerà delle conseguenze sia nell’area del Mar Nero sia in Medio Oriente.
In quest’ultima regione, l’Arabia Saudita e gli altri produttori continueranno a ricoprire un ruolo fondamentale nel mercato energetico globale, ma cesseranno di avere il ruolo dominante, che hanno ricoperto per gran parte del secolo precedente e nel primo di decennio di quello in corso. Tale tendenza produrrà implicazioni di portata significativa.
La discussione è stata anche incentrata sulla possibilità del consolidamento di un blocco energetico nordamericano sempre meno dipendente dalle importazioni di idrocarburi.
Secondo alcuni degli esperti cha hanno espresso la loro opinione in questione, la rivoluzione nordamericana degli idrocarburi continuerà a dominare le previsioni in materia di approvvigionamento.
Opinione avvalorata dai dati del Medium-Term Oil Market Report 2013 pubblicato dall’Agenzia internazionale per l’energia (IEA), che indicano come la produzione nordamericana di petrolio aumenterà di circa 4 milioni di barili al giorno nel corso del periodo 2013-2018 e le importazioni nordamericane di petrolio diminuiranno da circa 6 milioni di barili al giorno (2012) a circa 3,5 milioni di barili al giorno (2018), al contempo si intensificheranno gli scambi di gas e petrolio tra i Paesi dell’area.
Tali stime, secondo gli esperti dell’IEA, diventano ancora più impressionanti se commisurate alla qualità del greggio, ai requisiti infrastrutturali, alla normativa vigente e al potenziale estrattivo dei tre principali Paesi dell’area: Stati Uniti, Canada e Messico. E sono destinati a innescare una reazione a catena, che lascerà inalterati pochi anelli dell’intera catena di fornitura mondiale del petrolio.
La discussione ha riservato anche particolare attenzione alle politiche energetiche dell’Unione europea che per quanto riguarda il petrolio dovrebbero essere finalizzate alla possibilità di dotarsi di adeguate infrastrutture, soprattutto riguardo alla raffinazione.
È poi stata ricordata l’importanza della collaborazione internazionale, per superare le grandi sfide che il principale mercato energetico regionale al mondo si trova ad affrontare, come quelle dell’efficienza energetica e dei cambiamenti climatici.
E sempre riguardo all’Europa, è stata sottolineata la crescente rilevanza delle relazioni con i grandi consumatori di energia e, in particolare, con i Paesi emergenti e in via di sviluppo.
Marco Cochi
Country Analyst
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