C’è anche il progetto di un ulteriore sviluppo dei collegamenti marittimi tra Venezia ed Istanbul tra le iniziative allo studio degli imprenditori veneti e turchi che si sono recentemente incontrati sul Bosforo. Gli esponenti della Confindustria lagunare si sono confrontati con i loro omologhi dell’unione delle piccole e medie imprese (Kosgeb), dell’associazione degli imprenditori indipendenti manifatturieri (Musiad), con i rappresentanti delle Camere di commercio turche (Deik) e dell’agenzia per la promozione degli investimenti (Ispat).
La Turchia, d’altronde, continua a registrare una crescita del Pil grazie ad uno sviluppo economico che interessa praticamente tutti i settori. Con cospicui investimenti nelle infrastrutture ed un rafforzamento del comparto industriale, di quello agricolo e dei servizi. Però, a partire dall’incidente diplomatico con Israele, la Turchia era sparita dai radar dell’informazione italiana. Si preferiva sottolineare le difficoltà, anche economiche, provocate dalla guerra nella vicina Siria e dal problema dei campi profughi; o insistere su manifestazioni di protesta che sono la consuetudine in qualunque Paese democratico.
Ora, invece, dopo la sostanziale normalizzazione dei rapporti turco-israeliani, la Turchia è tornata prepotentemente sulla scena mediatica italiana come Paese in forte sviluppo e che offre crescenti opportunità anche per le imprese italiane alla disparata ricerca di nuovi mercati di sbocco che possano compensare – almeno in minima parte – la crisi del mercato interno italiano.
Ma al di là dell’atteggiamento dei media, Italia e Turchia non hanno mai smesso di rafforzare i propri rapporti. Il bilancio era stato presentato, all’inizio dell’anno, dall’ambasciatore italiano in Turchia, Giampaolo Scarante, nel corso del tradizionale incontro con l’imprenditoria italiana a Palazzo Venezia di Istanbul. Ed è un bilancio positivo anche per il 2012, nonostante la crisi dell’economia internazionale e, soprattutto, di quella italiana. Proprio le difficoltà italiane, con l’austerità ed il conseguente crollo dei consumi, hanno determinato un calo delle importazioni italiane da Ankara. Ma non ci sono state ripercussioni sulle esportazioni italiane verso la Turchia, consolidate ai livelli record del 2011 e pari a 13,4 miliardi di dollari.
Un andamento che ha permesso all’Italia di chiudere il 2012 con un saldo positivo della bilancia commerciale pari a circa 7 miliardi di dollari. Anche la presenza diretta degli imprenditori italiani in Turchia è aumentata: le aziende che operano sul territorio turco sono ormai quasi mille e il livello degli investimenti diretti è cresciuto, in un anno di difficoltà finanziaria come il 2012, del 50%.