Dalle prime luci di martedì 6 agosto l’esercito ucraino, tramite centinaia di truppe e veicoli corazzati, ha lanciato un assalto transfrontaliero in direzione Sudzha, Oblast di Kursk. La cittadina, distante appena dieci chilometri dal confine, ospita la più grande stazione di distribuzione di gas. Nondimeno, le diverse infrastrutture di trasferimento di gas di Sudzha rappresentano l’ultimo sbocco di ingresso della materia prima russa nella rete di trasporto ucraina in direzione Europa. Il transito di gas è vincolato dall’accordo fra Russia e Ucraina, tuttora vigente, ma che quest’ultima ha già annunciato di non essere intenzionata a rinnovare (scadenza dicembre 2024). Nonostante l’effetto sorpresa e nonostante pesanti combattimenti siano ancora in corso, l’esercito russo pare abbia impedito alle truppe ucraine di penetrare in profondità. Mentre i funzionari ucraini non hanno ancora rilasciato alcuna dichiarazione in merito, vari portavoce del Cremlino hanno duramente criticato Kiev di aver lanciato “un’altra grande provocazione”.
Non è la prima volta che l’Ucraina organizza attacchi di terra oltre in confine della Federazione Russa ma rispetto al passato vi è una differenza sostanziale. Fino a ieri le incursioni venivano effettuate principalmente da formazioni paramilitari di volontari stranieri e gruppi armati russi sostenuti da Kiev. Oggi, invece, sono le truppe regolari ucraine ad essere entrate nell’Oblast di Kursk. Molteplici i fattori che possono aver indotto gli apparati ucraini a adottare tale nuova tattica: dimostrare ai propri sponsor di essere ancora in grado di poter condurre rilevanti operazioni offensive e quindi di essere meritevoli di tutto il supporto necessario; costringere la Russia a dislocare truppe dalle linee del fronte, riuscendo così a contenere meglio la lenta ma costante avanzata di Mosca nel Sud e nell’Est del Paese; cercare, attraverso piccoli successi tattici, di migliorare la propria posizione “contrattuale” in vista di quelli che saranno dolorosi ma necessari negoziati.
Per il momento l’effetto più tangibile dell’incursione ucraina risulta essere un aumento del prezzo del gas in Europa, figlio della preoccupazione circa il transito attraverso la zona di confine in questione. Sebbene l’avanzata delle truppe di Kiev sia stata fermata resta lo smacco per Mosca costretta ora a evacuare e difendere il proprio territorio. La risposta del Cremlino non si farà attendere a lungo, si riaccendono i riflettori su un conflitto passato ultimamente in secondo piano.
Paolo Lolli
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