Nella notte fra giovedì 16 e venerdì 17 maggio l’Ucraina ha colpito nuovamente, con un gran numero di droni e un discreto successo, strutture logistiche e hub energetici nella penisola della Crimea e nella Russia Sud-Occidentale. Proprio nel momento in cui la situazione nel Nord-Est del Paese, pur rimanendo critica, pare quantomeno stabilizzata, Kiev riprende con attacchi mirati verso raffinerie di petrolio, centrali elettriche e siti di stoccaggio di carburante per rallentare le operazioni militari di Mosca e danneggiarne l’economia.
Dalla scorsa estate, da quando la Federazione russa si è ritirata dagli accordi sul grano per strangolare l’economia ucraina, Kiev ha sempre più frequentemente attaccato, tramite lanci di missili e droni, la Crimea, per provare a ricacciare indietro la marina russa e crearsi un corridoio necessario alle esportazioni. Tentativo riuscito, tanto più che il grosso della flotta russa si è spostato da Sebastopoli a Novorossiysk, nella Regione di Krasnodar. Proprio qui ieri, per la prima volta, Kiev ha lanciato diversi droni, provocando danni (l’entità ancora è da valutare) a diversi centri petroliferi. Mikhail Razvozhaev, Governatore della Crimea, riferisce che una sottostazione elettrica è stata danneggiata ed è questa la causa dei continui blackout che colpiscono la città. Secondo il comunicato del ministero della Difesa russo, 51 droni sono stati intercettati sul territorio della Crimea, 44 sulla Regione Krasnodar e altri 6 nella Regione di Belgorod. Gli apparati ucraini sperano così di rallentare le operazioni di Mosca nel Sud dell’Ucraina e nell’Est, specie nell’Oblast di Cherson e di Zaporizzja e nel Donbass, dove le truppe russe hanno preso l’iniziativa e, seppur limitatamente e dispendiosamente, avanzano con regolarità. Corsa contro il tempo per Kiev, in attesa dei rifornimenti militari.
Martedì scorso, a sorpresa, il Segretario di Stato americano Antony Blinken si è recato nella capitale ucraina e ha incontrato il Presidente ucraino, rinnovando il sostegno statunitense e ammonendo circa l’utilizzo di armi occidentali sul territorio della Federazione russa. Pensiero ribadito dalla portavoce del Pentagono, Sabrina Singh, che esprime rammarico per l’utilizzo improprio delle armi. A quasi 3 anni dall’inizio delle ostilità gli Stati Uniti mostrano una crescente sfiducia nei confronti di Kiev.
Paolo Lolli
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