Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese inizia un tour europeo che lo porterà in Francia, Serbia e Ungheria. La scelta dei tre Paesi, lungi dall’essere casuale, aiuta a comprendere le intenzioni dell’ex Impero Celeste. Pechino, nel contesto di una diatriba sino-statunitense sempre più accesa, timorosa di una rottura economica con il Vecchio Continente dettata oltreoceano, cerca un riavvicinamento con quella parte d’Europa più sensibile ai temi di autonomia strategica e più critica verso il decoupling che tanto piacerebbe ad alcuni apparati washingtoniani.
Atterrato ieri a Parigi e atteso oggi ad un colloquio con il suo omologo francese e la Presidente della Commissione Europea, Xi Jinping si ripresenta in Europa a distanza di 5 anni. Nel 2019 il Presidente della Repubblica Popolare aveva chiuso il suo tour in Italia per celebrare l’adesione del Belpaese alle Nuove Vie della Seta (Belt and Road Initiative), evidentemente un’altra era geopolitica. Attirato dai disperati richiami macroniani di costruzione di un’autonomia strategica europea, il leader del Partito comunista cinese ha intravisto una possibilità di inserirsi negli equilibri del Vecchio Continente. Sul banco delle discussioni da parte cinese si esporranno le difficolta reciproche di un disaccoppiamento e i timori di una rottura diplomatica. Da parte francese e anche tedesca si cercherà di proseguire nel difficile bilanciamento delle relazioni fra Stati Uniti e Cina. In sintesi: i Paesi europei meno filoatlantici, ovvero quelli che hanno assistito a uno spostamento del baricentro geopolitico dell’Alleanza Atlantica verso Est, non rinunceranno alle relazioni economico-commerciali con Pechino ma allo stesso tempo dovranno prestare attenzione a non varcare determinate linee rosse segnate a Washington. In Serbia e Ungheria, invece, Paesi dove la Repubblica Popolare figura fra i principali investitori diretti in infrastrutture critiche si mira a rafforzare la cooperazione economica.
La visita di Xi Jinping va dunque letta in un orizzonte più ampio. L’America pare distratta dalle guerre e soprattutto dalle vicine elezioni presidenziali, una parte d’Europa reclama quella sovranità a lungo delegata e la Repubblica Popolare tenta di giocare d’anticipo.
Paolo Lolli
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