“Quante divisioni ha il Papa?”. Sicuramente quelle a disposizione di Papa Francesco sono molto meno numerose di quelle – ovviamente morali ma anche politiche – su cui poteva contare Pio XII al momento della domanda di Stalin a Yalta.
Ma la religione, anzi le religioni e soprattutto quelle di cui non si preoccupava Stalin, non hanno perso di importanza sulla scena internazionale.
Per questo il think tank Il Nodo di Gordio ha deciso di dedicare l’annuale workshop di geopolitica – dal 21 al 2 luglio presso l’Hotel Al Posta di Montagnaga di Pinè (Trento) – proprio al ruolo degli aspetti religiosi nei conflitti espliciti o in quelli latenti in ogni parte del globo.
Dagli scontri tra patriarcato di Mosca e di Kiev alle guerre tra sciiti e sunniti, sino al conflitto sottotraccia in America Latina tra cattolici e protestanti. Come in tutte le precedenti edizioni del workshop, arrivato al ventesimo appuntamento, a confrontarsi sono stati invitati esperti dei diversi settori e dalle diverse provenienze. Basti pensare che il panel di sabato dedicato al dialogo interreligioso avrà come protagonisti l’attore e scrittore Moni Ovadia, il presidente della Comunità religiosa Islamica
italiana Yahya Pallavicini e il docente universitario cinese Rui Zhang.
A tal proposito, l’Osservatorio ha voluto porre alcune domande sul tema del convegno a Andrea Marcigliano, Senior Fellow del think tank diretto da Daniele Lazzeri, sul nesso tra geopolitica e religione.
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