È sempre stato così. Vlahovic e Donnarumma non hanno fatto che riproporre l’ennesima fiction, Messi ne è il modello di core business, che va in scena ogni maledetta settimana per parafrasare il celeberrimo film di Oliver Stone. Dalla sentenza Bosman del 1995 che liberava i calciatori dalla servitù del cartellino, decretando la vittoria finale del mercatismo, il mercato c’era anche prima, nel football. Cuori, baci, dichiarazioni d’amore e poi il quattrino prende inevitabilmente il sopravvento alla prima occasione buona. Ed i tifosi che s’incazzano o almeno così pare a loro, la passione antica è sterilizzata da tempo e sopravvive nelle curve nelle forme di un ribellismo che sconfina nel politicamente scorretto ingenuo e perdente. Eccezzziunale… Veramente, ma anche il Bar Sport di Benni, gli amici del bar Margherita di Pupi Avati poi, sembrano più lontani di un film muto.
È il calcio che si è fatto Fantacalcio, entertainment che si alimenta di atomizzazione e di distanziamento sociale, giuocato on line sui tempi del Var, il nuovo arbitro invisibile come gli gnomi della Borsa che ne dettano i destini coi future ed i subprime. Salvo poi cercare grottescamente di rivendersi una verginità etica con gli inginocchiamenti ed altre amenità del genere, strumentalizzando il vittimismo di una categoria, i calciatori, a cui Boskov, allenatore della Sampdoria dello scudetto, dedicò una rappresentazione impietosa.
Non è sempre stato così. Con una falsa coscienza zuccherosa, certo ci vorrebbe l’Eric di Ken Loach, ne ha riproposto gli inizi una serie britannica, The English Game, in cui la rivalità-rispetto tra Suter e Kinnaird, i due protagonisti, rifà il verso alla lotta di classe proletariato-borghesia declinata grossolanamente secondo Eduard Bernstein e non Marx, ma soprattutto senza Desmond Morris e la sua Tribù del calcio. Però, o almeno è parso a noi orfani delle domeniche alla stadio col babbo, emerge comunque quel senso di appartenenza tribale, la comunità l’amicizia il branco il bar, che fino a trent’anni fa ne era il sale e che è stato anche nelle forme più eclatanti del consenso il suo dna originale insostituibile. Perché sennò ha ragione Pioli che propone una riforma radicale, quella che non si può passare la palla indietro, i millenials vengono vaccinati fin da subito contro il vecchio “catenaccio” arma dei più deboli, così da assimilarlo definitivamente al football americano. Semmai con le pause pubblicitarie ed i panini sparati sugli spalti alla faccia dell’obesità. Tra lo wrestling ed il Truman show. Appunto the english game…over!
La Redazione
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