Il sito web @AlMonitor annuncia che la Russia prende piede nella Palmira siriana attraverso il restauro archeologico. Ce l’aspettavamo da mo. Palmira è una meraviglia, un incrocio narrativo, crossover se vi piace essere cool, di civiltà romana e mediorientale, occasione grazie ad Aureliano e Zenobia per il nostro cinema peplum migliore, attraverso cui abbiamo succhiato la grande Storia pregnante di fumo di Nazionali e delle strepitose Giubek, grafica compresa. Prima che la pay tv satellitare ci consegnasse alla fiction storica, si fa per dire, e fatta eccezione per l’ottimo Rome, tutta antifa e capriole gender, come se Ottaviano Augusto avesse tempo per queste quisquilie e pinzillacchere.
I Russi ovviamente incassano le cambiali del loro appoggio ad Assad nel fallito tentativo di regime change operato dalla variante siriana delle primavere arabe. Palmira sta prima dell’Eufrate, come Ebla, gioiello della nostra archeologia in Medioriente, a sud di Aleppo, in territori che rimarranno alla Siria. L’Italia, considerata ed amata a Damasco, se n’è andata furtivamente nel 2012.
Ed allora nel tempo della sua ricorrenza, come si esclamava spesso nelle dispute da ragazzi, lascito del Fiorino che portava sulla faccia posteriore l’effigie del Santo a garanzia della potenza fiorentina sui mercati, “San Giovanni non vuole inganni”…
La Redazione
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