Direttore della rivista Foreign Policy (https://foreignpolicy.com/) dal 1996 al 2010, poi dal 2011 regista e presentatore di un programma tv che si chiama Efecto Naím (https://efectonaim.net/) e che è visto in tutta l’America Latina, Premio Ortega y Gasset, già ministro del Commercio e dell’Industria in Venezuela nel governo contro cui Hugo Chávez tentò di fare il suo golpe, autore del soggetto di un serial tv in 60 puntate sulla vita dello stesso Chávez (https://www.imdb.com/title/tt6254266/), Direttore Esecutivo della Banca Mondiale, membro del Carnegie Endowment for International Peace (https://carnegieendowment.org/publications/the-day-after?gclid=Cj0KCQiAifz-BRDjARIsAEElyGLQFf5Xp5UB6YpRjMHRSMwZT1ymBcVAzUNyXonRm7HQoIj_wGfl2E4aApwaEALw_wcB), considerato tra i 100 pensatori più influenti al mondo, Moisés Naím è un personaggio perfettamente a cavallo tra mondo anglofono e mondo ispanofono, ma parla anche un buon italiano, sia pure con un certo accento yankee. Nacque infatti nel 1952 in Libia da una famiglia ebraica in cui il padre era rappresentante delle Assicurazioni Generali di Venezia e partner locale di importanti compagnie italiane, mentre la madre gestiva una scuola per l’infanzia nel quartiere ebraico. Minacciati dal crescente antisemitismo vennero in Italia quando lui aveva 4 anni, per poi trasferirsi in Venezuela. Un suo best-seller fu nel 2013 La fine del potere. Dai consigli di amministrazione ai campi di battaglia, dalle chiese agli stati, perché il potere non è più quello di un tempo (https://www.amazon.it/potere-consigli-amministrazione-battaglia-chiese/dp/8804626976). Sono passati sette anni, ma secondo lui le conclusioni di quel libro sono più valide che mai.
Cosa hanno in comune Blackberry, lo Stato Islamico e Donald Trump? Che tutte e tre sono riusciti, assolutamente a sorpresa, a ottenere molto potere. È un fenomeno sorprendente che Blackberry abbia potuto affrontare da pari a pari Nokia, Motorola e tutte le altre grandi potenze del mondo della telefonia cellulare. È un fenomeno sorprendente che lo Stato Islamico tra Siria e Iraq sia riuscito a conquistare un’are d territorio gigantesca, convertendosi de facto in un governo importante della regione. È un fenomeno sorprendente che Dondad Trump partendo da un reality show sia riuscito a far crollare tutta la struttura del Partito Repubblicano fino al punto da essere candidato, e poi come candidato sia riuscito a sconfiggere i democratici per arrivare alla Casa Bianca. Ma dopo aver passato quattro anni al potere ora lo ha perso. Conferma il tema fondamentale del mio libro. Nel secolo XXI il potere è diventato più facile da ottenere, più difficile da usare e più facile da perdere. Lo vediamo in tutti i paesi, in tutte le città, in tutte le attività umane. Negli sport, nella religione, nelle banche, nei mezzi di comunicazione, in campo militare. In tutte le attività umane in cui il potere importa il potere si sta facendo più facile da raggiungere, ma più effimero.
In linea generale l’impressione è questa. Ma forse ci sono eccezioni. Con i 9 scudetti di fila alla Juventus, i tifosi italiani di calcio non è che abbiano proprio una idea di “potere effimero”.
Però in Inghilterra c’è stato il campionato vinto dal Leicester City che ha sorpreso tutti. Nessuno immaginava che una squadra del genere avrebbe potuto essere campione.
Pallone a parte, in varie parti del mondo vengono denunciato casi di involuzione autoritaria. Più che leader che perdono arrivano facilmente al potere per poi perderlo, sembra di stare di fronte a leader che al potere si abbarbicano.
Come ho scritto, è effettivamente in corso un assalto mondiale al sistema di pesi e contrappesi della democrazia, in maniera furtiva. Un po’ dappertutto spuntano fuori forze politiche che cercando di mascherarsi da democratiche, ma che in realtà sono neoautoritarie. Ma fanno il loro lavoro in maniera furtiva, nascosta, clandestina. Cercano di ridurre l’importanza e la legittimità dei pesi e contrappesi nella democrazia, qualunque siano: i re, le Costituzioni, le leggi, le istituzioni, gli accordi. E così erodono la democrazia da dentro.
Ma questo neo-autoritarismo non è appunto frutto della insoddisfazione della gente per i politici che non riescono a decidere e fare? Quando si presenta un leader che promette di decidere e fare gli elettori gli danno fiducia, accettando anche il modo in cui per decidere e fare questo leader distruggere il sistema di pesi e contrappesi che limita la sua azione.
Certamente. E questi leader li trovano. In Politica, come in economia, c’è un mercato. La politica, l’economia, la vita non accettano il vuoto. Ogni volta che si determina un vuoto, c’è sempre qualcuno che lo riempie. Quando in un mercato politico la gente chiede cose al governo e ai politici e i politici non gliele danno, gli elettori cercano chi gliele dia. E sempre appare un demagogo o un ciarlatano che dice alla gente ciò che la gente vuole ascoltare.
Ma non è una contraddizione? Il potere che conta sempre meno, ma ciarlatani e uomini forti vi si aggrappano al potere.
In realtà sono casi isolati, anche se attirano molta attenzione. Viktor Orbán Vladimir Putin, Xi Jiping e alcuni altri. Però ognuno di loro in realtà è fragile. È vulnerabile, e ce ne sono vari esempi. In continuazione prendono decisioni che mostrano come si sentano vulnerabili e attaccati. Sarebbe stupido dure che Vladimir Putin o Xi Jinping non sono potenti, ma sarebbe egualmente sbagliato pensare che il loro potere sia intoccabile, inamovibile e permanente.
In economia c’è il recente rapporto del Congresso Usa(https://judiciary.house.gov/news/documentsingle.aspx?DocumentID=3429) che ha addirittura paragonato lo strapotere delle Big Tech a quello che poteva essere iil monopolio di Rockfeller all’epoca della Standard Oil.
Di nuovo: ma che migliore esempio della fine del potere di quanto sta accadendo Facebook e Google? Hanno ottenuto un grande potere, ma in questo momento una gran quantità di Stati e Attorney General negli Stati Uniti hanno posto contro di loro domande antitrust (https://www.wsj.com/articles/these-are-the-u-s-antitrust-cases-facing-google-facebook-and-others-11608150564). Ciò fino a pochi anni fa sarebbe stato impensabile. Che ci sia una onda tanto forte per limitare il potere di Google e Facebook è un brillante esempio di come oggi il potere sia facle da ottenere, difficile da usare e facile da perdere. Non sto ovviamente dicendo che Google e Facebook perderanno tutto il loro potere: no. Sto dicendo però che lo avranno molto più limitato rispetto a quello di cui hanno goduto fin da quando sono apparse.
La pandemia mondiale di Covid come interagisce con questo processo?
Non lo sappiamo ancora. Alcuni governi autoritari sono stati molto toccati dalla pandemia. La Russia di Putin ne è un buon esempio. Ma ci sono anche governi autoritari che sembrano averla gestita con molta efficacia. La Cina, ad esempio. Anche molte democrazie europee, come l’Italia, non sono state molto efficaci al principio. Ma altre democrazie, come la Corea del Sud, sono state invece molto efficaci. Gli Stati Uniti sono una democrazia e una superpotenza che finora si è rivelata inefficace nella gestione sanitaria. Ma è ancora presto per dare un giudizio definitivo. Ancora non sappiamo se le democrazie lo hanno davvero gestito meglio delle autocrazie o vuceversa, e non abbiamo il modo di prevedere quale governo funzionerà e quale no.
In compenso si diffonde la narrazione sulla “dittatura sanitaria”. La pandemia come grande complotto per limitare le libertà a vantaggio di vari “poteri forti”…
La domanda è: la cintura di sicurezza nell’automobile limita la tua autonomia? È obbligatoria, ed è una limitazione della libertà. Ma la accettiamo come qualcosa di buono per la persona che sta guidando e per chi sta attorno a lui. In automobile Perché sarebbe accettabile la cintura di sicurezza in una automobile ma non è accettabile usare una maschera? Ciò ha a che vedere anche con gli anti vax. L’altro giorno mi è arrivao un video di una deputata del parlamento italiano che diceva che tutto questo era un complotto di Bill Gates (https://www.youtube.com/watch?v=d32znW0W3sE)…
Sara Cunial. La hanno cacciata pure dai Cinque Stelle…
È un buon esempio. Demagoghi e ciarlatani sono sempre esistititi. La differenza ora è che sono digitali e globali.
Non è però che solo gente come Sara Cunial si preoccupa. Un Nobel per la Letteratura e intellettuale liberale al di sopra di ogni sospetto di complottismo come Mario Vargas Llosa ha promosso un manifesto sui rischio di involuzione autoritaria per il Covid (https://www.linkiesta.it/2020/04/vargas-llosa-pandemia-manifesto-covid/)…
I rischi ci sono. In tutto il mondo la pandemia è servita a governi con propensione autoritaria a prendere posizioni che restringono le libertà civiche, la democrazia e i sistemi di pesi e contrappesi. Questa non è più una minaccia: è una realtà, a livello mondiale. Ci sono governi che giustificano la pandemia per restringere le manifestazioni pubbliche, rinviare o forzare elezioni, rafforzare i controlli sulla gente, limitare la libertà di riunione. La realtà già in corso dell’attacco ai pesi e contrappesi della democrazia è stato catalizzata, potenziato e energizzato con la pandemia.
Trump. Sta facendo un tentativo di golpe o sta semplicemente cercando di non passare per loser?
Non c’è nessuna sorpresa. Non era un segreto. La Costituzione degli Stati Uniti ha regole molto precise su come si trasferisce il potere presidenziale. Lui e alcuni suoi complici hanno tentato di sovvertire queste regole e la volontà degli elettori degli Stati Uniti. Non è una interpretazione, ma una realtà che abbiamo vissuto negli ultimi giorni.
Si era parlato addirittura della possibilità che potesse proclamare uno stato di emrgenza o una legge marziale. Lo stesso Trump ha poi smentito (https://twitter.com/realDonaldTrump/status/1340523944680583169?ref_src=twsrc%5Etfw).
Non succederà niente del genere. Il 20 gennaio Joe Biden diventerà presidente degli Stati Uniti, Kamala Harris sarà la vicepresidente costituzionale di questo Paese e Donald Trump sarà un leader della opposizione. Uno tra i vari, perché bisogna vedere come saprà gestire il partito repubblicano. Ci sono molti rumori che il Partito Repubblicano sia diviso tra pro-Trump e anti-Trump.-
Sui Social corrono addirittura voci di gente che si vuole armare…
Purtroppo ci sono condizione che stanno portando a moltiplicare i richiami alla violenza, Purtroppo è una caratteristica della politica come la intende e la promuove Trump l’uso della violenza. Violenza verbale che può generare violenza fisica.
L’ultimo libro di Jared Diamond, Crisi Come rinascono le nazioni (https://www.amazon.it/Crisi-rinascono-nazioni-Jared-Diamond/dp/8806221728/ref=sr_1_1?adgrpid=73353664078&dchild=1&gclid=Cj0KCQiAifz-BRDjARIsAEElyGILL_TZPjxZ8-IjnN3vLSaFVkHY19WcjGHWxgau9_jpJT2wr18x6H8aAsTKEALw_wcB&hvadid=357642102916&hvdev=c&hvlocphy=9050591&hvnetw=g&hvqmt=e&hvrand=2880371394318982304&hvtargid=kwd-859967362204&hydadcr=18579_1737170&keywords=crisi+come+rinascono+le+nazioni&qid=1608482335&sr=8-1&tag=slhyin-21), spiega la radicalizzazione della politica e la crescente difficoltà a trovare compromessi con il fenomeno della “informazioni di nicchia” favorita dai Social, per cui sempre più cittadini si chiudono in una bolla informativa alimentata solo da chi la pensa già come loro.
L’ultimo libro di Diamond non mi è piaciuto molto, tant’è che gli ho fatto una recensione negativa sul Washington Post(https://www.washingtonpost.com/outlook/psychotherapy-can-solve-personal-problems–why-not-national-crises/2019/06/07/fd13f67c-759d-11e9-b7ae-390de4259661_story.html). Secondo me la sua non è un’analisi, ma una mera descrizione della realtà. Sono però anni che abbiamo scoperto il modo in cui i Social hanno frammentato l’opinione pubblica. E sono molte le situazioni per cui un Paese può essere bloccato. L’Italia è un meraviglioso esempio precoce di come la frammentazione politica conduca all’inazione governativa. La proliferazione dei partiti politici porta alla inazione governativa e blocca la decisione. Ma questo nel mio libro lo avevo spiegato sette anni fa. Non c’è nessuna sorpresa. La sfida non è descrivere fenomeni. È cercare antidoti a questa infermità politica.
Maurizio Stefanini
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