È sempre doloroso dare l’ultimo saluto ad un amico. Ed Arturo Diaconale era un nostro amico. Un dolore privato, dunque, la sua scomparsa. Ma anche una profonda tristezza pubblica, perché Diaconale è stato un grande giornalista in un’Italia dove la grandezza del giornalismo è troppo spesso un semplice ricordo del passato. Grande perché libero, e la libertà dovrebbe essere una caratteristica di base per tutti, ma non lo è. Lui, Diaconale, libero lo è stato sino alla fine, alla direzione del quotidiano L’Opinione che ha spesso ospitato le analisi del Nodo di Gordio. Mai una censura, anche quando i nostri interventi potevano non essere condivisi dal direttore. Come si usa, appunto, tra uomini liberi. Abituati al confronto delle idee e non alle veline del potere. Un potere che Diaconale ha frequentato senza sporcarsi mai, con la schiena dritta. Ed anche questo fa la differenza tra un grande giornalista, che il fango lo affronta senza contaminarsi, ed un qualunque velinaro che sogna di potersi schizzare per dimostrare di far parte del mondo che conta. Diaconale non aveva bisogno di dimostrare alcunché, consapevole della propria professionalità e della propria grandezza umana. Ci mancherà!
La Redazione
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