L’analisi di Stephen D. Bryen, Senior Fellow del think tank “Il Nodo di Gordio”, già Sottosegretario alla Difesa di Ronald Regan, per Asia Times.
Se Mosca percepisce che i suoi interessi sono messi a repentaglio dalla Turchia nel conflitto del Nagorno-Karabakh il premier armeno Nikol Pashinyan potrebbe essere rimosso.
La Russia sta esaurendo le opzioni nella guerra del Nagorno-Karabakh. Sebbene abbia dimostrato che il suo sistema di disturbo radar, noto come Krasukha-4, possa abbattere i droni Bayraktar di fabbricazione turca, questo “successo” non cancella il fatto che la Russia sta perdendo contro la Turchia e sta perdendo molto tempo in un “proxy theater”.
Ciò spiega perché i russi abbiano attaccato un campo di addestramento “ribelle” sostenuto dalla Turchia a Idlib, in Siria, il 25 ottobre, uccidendo almeno 56 persone e ferendone altre decine. La Russia stava chiaramente inviando un messaggio forte ai turchi, che stanno causando problemi alla Russia in Siria, in Libia, in Armenia e altrove.
Sul terreno nel Nagorno-Karabakh, le forze azere, sostenute dalla Turchia, integrate da mercenari siriani radicali importati dalla Turchia, si stanno ora spostando nella città di Lachin.
Se le forze azere riuscissero, nella prossima settimana, a prendere questa città, la strada per la capitale separatista del Nagorno-Karabakh, Stepanakert, sarebbe bloccata. Se Stepanakert venisse isolata, le forze armene e locali sarebbero intrappolate senza alcuna possibilità di rifornimenti e senza speranza di rinforzi.
Questo è il motivo per cui i disperati armeni hanno appena rimosso il loro comandante delle forze di frontiera, Vaginak Sarkissian, dopo che il primo ministro armeno Nikol Pashinyan aveva chiesto la sua rimozione in un momento in cui le perdite in battaglia dell’Armenia aumentavano. L’Armenia ha anche esonerato il maggiore generale Hovhannes Karumyan, capo del dipartimento del controspionaggio del Servizio di Sicurezza Nazionale.
Due settimane fa, l’8 ottobre, Pashinyan si era scagliato anche contro il capo dei servizi segreti armeni, Argishti Kyarmyan, e aveva esonerato anche lui. Nel frattempo, il 26 ottobre, il comandante delle forze di difesa dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) è stato gravemente ferito, una grande battuta d’arresto per l’Armenia.
Non è del tutto chiaro se la resa di Stepanakert, se ciò dovesse accadere, innescherebbe un completo collasso del Nagorno-Karabakh controllato dagli armeni. Ma è probabile che gli armeni che vivono lì, circa 150.000 abitanti e in gran parte armeni, possano essere espulsi dal territorio per spostarsi nello Stato dell’Armenia.
Tutto ciò suggerisce la forte possibilità di un cambio di regime in Armenia. Sulla radio russa si parla molto della possibilità di sostituire il governo armeno.
La Russia ha due basi principali in Armenia che ospitano truppe di terra, elicotteri d’attacco e da trasporto e caccia Mig-29.
Nessuno di questi è stato impegnato nella guerra, e fintanto che gli F-16 turchi resteranno in Azerbaigian, la Russia impegnerebbe le sue forze solo in presenza di una forte possibilità di successo contro i jet turchi e le difese aeree azere, e se il loro ingresso nella guerra farebbe la differenza.
Oggi ci sono circa 15 Mig-29 pilotati e controllati dai russi in Armenia, che proteggono la capitale Yerevan. I Mig e gli elicotteri d’attacco sono di stanza a Gyumri, molto vicino al confine tra Armenia e Turchia, lasciando la base russa potenzialmente esposta agli attacchi diretti della Turchia se la guerra dovesse andare fuori controllo.
Finora, si sa che la Turchia ha schierato sei F-16 in Azerbaigian. Sono stati individuati questa settimana presso la base aerea azera Gabala dalle immagini di un satellite commerciale statunitense. Quattro degli F-16 sono mostrati in una foto diffusa dall’Armenia.
La base aerea di Gabala, qualche tempo fa, è stata la sede di un’importante stazione radar russa a lungo raggio, chiusa nel 2012. Gabala si trova nella parte centro-settentrionale dell’Azerbaigian, non lontano dal confine russo.
Nel frattempo un certo numero di mercenari siriani reclutati, addestrati e pagati dalla Turchia sono stati catturati dalle forze armene, confermando le notizie sul reclutamento e il trasporto di mercenari siriani nel conflitto del Nagorno-Karabakh. (secondo quanto riferito, vengono pagati circa 50 dollari al mese.)
La Russia si trova in una posizione difficile, sia riguardo all’Armenia che a causa della Turchia. L’iniziativa di Vladimir Putin per ottenere un punto d’appoggio politico in Turchia è fallito, e oggi per la Russia la Turchia è un nemico più grande degli Stati Uniti o della NATO.
La situazione attuale lascerebbe i russi con niente in mano a meno che non riescano a trovare una soluzione alla crisi e portare i turchi e gli islamici reclutati in Siria fuori dall’Azerbaigian.
In pratica l’Armenia dovrà fare importanti concessioni all’Azerbaigian altrimenti rischia di dover combattere una guerra infinita con il rischio di perderla concedendo ai i turchi di arroccarsi in Azerbaigian per un lungo periodo. Ciò avrebbe importanti conseguenze negative per la Russia.
L’Azerbaigian, un paese musulmano relativamente moderato, è un potenziale importante punto di leva sull’Iran, non solo per il confine condiviso con l’Iran, ma anche perché ci sono più azeri in Iran che in Azerbaigian.
ISe la Turchia rimarrà in Azerbaigian a lungo termine, il prezzo sarà la turchizzazione del Paese, ovvero una forma molto più militante di Islam e una politica filo-islamica. L’Azerbaigian potrebbe quindi servire da punto di partenza per destabilizzare il Caucaso e rafforzare i movimenti islamici separatisti all’interno del territorio russo.
La Russia, nello scenario di una vittoria azera, avrebbe solo un’opzione – convincere il governo armeno a fare un accordo. L’attuale primo ministro armeno quasi certamente non farà concessioni e, per questo motivo, se i russi hanno qualche influenza, è difficile che resti in carica in futuro.
Anche se la guerra non è ancora arrivata in territorio armeno, ciò non può essere escluso se la situazione continua a peggiorare. La probabilità di un cambio di regime in Armenia è, quindi, sempre più probabile nel breve termine.
Stephen D. Bryen
Senior Fellow think tank “Il Nodo di Gordio”