Henry Kissinger, con la straordinaria lucidità di sempre, non appannata dai suoi 97 anni, lo ha scritto sulle colonne del WSJ. Dopo la pandemia – vera o presunta, non è questo il tema – gli equilibri geopolitici del mondo non saranno più gli stessi. Ed invita, di conseguenza, Washington a cominciare sin da ora a mettere in atto una strategia che contribuisca a ridisegnarli.
L’ex Segretario di Stato ha la vista lunga, oltre che lucida. La scena mondiale uscirà da questa grande paura sconvolta più che da una guerra mondiale.
Cerchiamo di indicarne i punti critici.
Il confronto Washington/Pechino assumerà, con ogni probabilità, toni sempre più accesi. Lasciando sempre meno spazio a politiche dei “due forni”, come quella posta in essere, già da tempo, da Berlino. E tentata, negli ultimi tempi, anche da Roma. In modo, per altro, alquanto incerto e maldestro.
La parola d’ordine sarà: o di qua, o di là. Starà ai singoli paesi valutare, con molta attenzione, la convenienza e la possibilità di schierarsi da un lato o dall’altro. Sapendo che una scelta sbagliata potrebbe venire a costare molto cara. E che comunque nessuna scelta sarà indolore.
Inoltre, in questa partita si sta già inserendo Mosca, che sta abilmente sfruttando la pandemia per acquisire sponde e alleati in tutto il globo. In quest’ottica va letta la decisione del Cremlino di opporsi al taglio della produzione petrolifera proposto dall’OPEC. Decisione antieconomica, ma politicamente intelligente. Potrebbe portare ad una radicale frattura del Cartello petrolifero, e alla costruzione di un nuovo polo di aggregazione incentrato sulla Russia.
Ben difficilmente la Ue sopravvivrà al Covid-19. La sua implosione appare, ormai, solo questione di tempo. Difficile fare profezie sul futuro. Potrebbero nascere due, forse tre diverse aggregazioni. Un’Europa nordica, incentrata su Berlino. L’area di Visegrad e dei Balcani. Ed un’Europa Mediterranea, costruita su quelli che venivano, sprezzantemente, chiamati i PIGS. E che dovrebbero naturalmente sviluppare delle relazioni privilegiate con il Maghreb. Prestando i piedi a Parigi, che tenderà, invece, a restare legata all’asse preferenziale con la Germania.
Tutte queste “Europe” dovranno, però, legarsi a filo doppio con una delle grandi potenze. E se la scelta del gruppo di Visegrad per Washington (e Londra) appare scontata, altrettanto non si può dire per le altre due.
Con ogni probabilità l’Europa tedesca cercherà di mantenersi in equilibrio tra i resti della NATO, la Cina e Mosca. Ma ben difficilmente ne avrà la forza.
E l’Europa Mediterranea subirà fortissime pressioni, dai cinesi con l’attrazione della nuova Via della Seta, e probabilmente dagli americani attraverso lo strumento di un nuovo piano Marshall per sostenere le dissestate economie dei suoi membri.
Molto dipenderà, poi, da come evolverà la situazione del Medio Oriente e, soprattutto, dell’Africa. Destinata ad assumere un ruolo chiave nel futuro Grande Gioco.
Andrea Marcigliano
Senior fellow think tank “Il Nodo di Gordio”
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