Sulla scia degli ultimi eventi noti, nel mare magnum di informazioni superficiali, se non proprio di sfacciate disinformazioni, rilasciate come un profluvio e a reti unificate nel sistema mediatico “occidentale”, tra i grandi assenti di questa faccenda, oltre al già defunto metodo empirico delle scienze sociali applicato nelle relazioni internazionali, vi è l’osservazione della quotidianità secondo la prospettiva, già così menzionata da molti, dell’ ”altro lato della cortina”, ossia l’ultimo grande capolavoro a stelle e strisce della diplomazia democratica e liberale del duo B-B.
Tra le varie notizie parzialmente inquadrate vi è non solo la fuga delle note società finanziarie multinazionali Visa e Mastercard dalla Federazione Russa, ma anche la famigerata cacciata della Federazione dal sistema di messaggistica di pagamenti SWIFT, un po’ vista da tanti come il “coniglio dal cappello”, ossia come lo strumento di risoluzione efficace di questa crisi internazionale, specie da coloro facilmente impressionabili con termini come “nuclear option” e “third world war” sovente usati dall’amministrazione d’oltreoceano dem con toni roboanti.
Ma come stanno le cose? Slanciandosi oltre il discorso “fake news” e “russofobia”, il quale ricorda molto l’immagine storica dello спрут, ovvero della “piovra”, usata per descrivere quello che fu l’Impero Russo dei Romanov, occorre anzitutto sapere in cosa consistono queste due tipologie di cosiddette “targeted economic sanctions”. Secondo quanto sostenuto nelle precedenti dichiarazioni ufficiali, infatti, le sanzioni economiche imposte da USA ed EU differiscono per obiettivi e metodi: andando più nel dettaglio, e superando come ogni sorta di annunci propagandistici e sensazionalistici, si osserva come la Commissione Von Der Leyen abbia incluso nel pacchetto SWIFT sette istituzioni bancarie come ВТБ, Банк Откритие e Cовкомбанк, ma non i maggiori istituti per capitale complessivo come Сбербанк e Гацпромбанк (rispettivamente al primo e al terzo posto nella classifica russa), ossia le più coinvolte nelle relazioni commerciali energetiche e negli interscambi finanziari tra UE e FR, come comprovato dal volume dei rispettivi asset rispetto alle concorrenti sanzionate.
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