È stata sufficiente una esplosione in Austria per bloccare, per poche ore, il flusso di gas russoverso l’Italia e per obbligare il nostro Paese a rendersi conto di quanto sia vulnerabile sotto l’aspetto dell’approvvigionamento energetico e di quanto sia assurda la sostanziale dipendenza da un unico fornitore. In questo caso si è trattato, fortunatamente, di un avvenimento fortuito ed occasionale, ma un Paese come l’Italia non può dipendere dalla fortuna o dalle scelte geopolitiche ed economiche di un solo fornitore. Da tempo si sta discutendo di Tap, il gasdotto che dovrà garantire all’Italia l’afflusso di gas in arrivo dall’Azerbaigian, ma gli ambientalisti in servizio permanente effettivo stanno ostacolando in ogni modo la realizzazione di un’opera strategica per la Penisola e dall’impatto ambientale irrilevante a fronte di compensazioni più che interessanti anche sotto l’aspetto della tutela e del ripristino del territorio interessato ai lavori ed anche delle aree circostanti.
“Tap – come sostiene Michele Mario Elia, Country Manager del Tap – apre all’Italia e all’Europa una nuova fonte di approvvigionamento, i ricchi giacimenti del Mar Caspio, e una nuova rotta, il Corridoio meridionale del gas. Questo rafforza la sicurezza energetica del Vecchio Continente che dipende ad oggi troppo da un unico fornitore, la Russia, e dai giacimenti in esaurimento del Mare del Nord. Per l’Italia, in particolare, a fronte di una ripresa della domanda e di contratti di fornitura per 35 miliardi di in scadenza, l’arrivo del gas dell’Azerbaigian rafforza la sicurezza degli approvvigionamenti (come drammaticamente dimostrato dalla crisi di ieri, fortunatamente rientrata in poche ore) e introduce sul mercato del gas un nuovo fornitore con effetti anche sul prezzo della materia prima”.
Continua la lettura dell’articolo di Augusto Grandi Senior fellow del think tank “Il Nodo di Gordio” su Il Giornale -> http://www.occhidellaguerra.it/le-nuove-rotte-del-gas-cui-litalia-parecchio-bisogno/