Il contemporaneo successo elettorale tanto in Moldavia che in Bulgaria di quelli che, un po’ sommariamente, i mass media europei bollano come “filo-russi”, rappresenta un segnale politico estremamente interessante per tutto il nostro Vecchio Continente.
Certo, fra Igor Dodon, eletto meno di due settimane fa presidente della Moldavia, e il suo neo-collega di Sofia, Rumen Radev, passano non poche differenze. In primo luogo il nuovo leader moldavo, di formazione un economista, godrà di margini di manovra e poteri di quelli di Radaev, che ha un passato come generale dell’esercito; poi, la Bulgaria è membro dell’Unione Europea e fa parte della Nato, mentre la Moldavia stava – l’imperfetto ci pare, ormai, obbligatorio – perseguendo un non facile cammino di avvicinamento a Bruxelles, che, al Cremlino, veniva visto come l’ennesimo tentativo di attrarre, per vie indirette, un’ex-repubblica sovietica nell’orbita dell’Alleanza Atlantica.
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