Una nuova sfida sorta in opposizione all’Occidente, sebbene tacitamente appoggiata dallo stesso, si è concretizzata attraverso la fondazione dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria ovvero il neo-califfato dell’ISIS, proclamato dal suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi.
Sostenuta dall’Occidente giacché, ben nota e documentata è la funzione anti-assadita e conseguentemente anti-russa e anti-cinese del neo-califfato. Due paesi che avevano sostenuto Assad, l’unico leader rimasto in piedi dopo il collasso del nazionalismo arabo sull’intero scacchiere mediorientale, il quale portava avanti, nonostante tutto essendo egli stesso alawita, una politica laica, multietnica e multiconfessionale.
Per non parlare, per quanto ci riguarda, dell’ambigua e torbida vicenda che ha visto quali protagoniste due nostre connazionali, Vanessa e Greta, partite alla volta della Siria per consegnare kit di pronto soccorso alla popolazione civile ma anche ai combattenti islamici che altri non sono se non gli stessi jihadisti dello Stato Islamico.
Un’interpretazione radicale e anti-occidentale dell’Islam quella dell’ISIS, un islamismo ideologico che si contrappone all’Islam inteso nella sua evoluzione storica. Un movimento fondamentalista che promuove la violenza religiosa, strumentalizzando il significato della radice araba Jihād, che letteralmente significa “esercitare il massimo sforzo“[1] e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano, anche se musulmani, infedeli o apostati.
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L’articolo completo di Ermanno Visintainer, Senior fellow de “Il Nodo di Gordio” su RagusaOggi.it —> Le decapitazioni dell’ISIS: terrore religioso o mania di protagonismo?