Le categorie, diciamo così, psicologiche con cui siamo soliti interpretare l’azione di uomini, gruppi, popoli, sono, per lo più, fallaci. E fuorvianti. Perché tendiamo a proiettare, sempre, noi stessi, il nostro modo di pensare e vivere le cose, anche sugli altri. Pensando che tutto il mondo non sia che un unico, vastissimo, Occidente. In salsa ketchup, che annichilisce ogni altro sapore.
Ma non è così.
Il mondo non è solo bello perché è vario. È, anche, estremamente pericoloso, proprio perché estremamente vario.
E per potervisi orientare sarebbe necessario imparare l’arte, non facile, della distinzione. Ovvero cercare di comprendere l’altro da noi. Il suo modo di pensare, e di sentire, le cose.
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